Il piccolo Mohammed, finito in prima pagina su un giornale inglese, è diventato il simbolo della carestia di Gaza.
“Voglio andare in paradiso per essere finalmente felice.” “Voglio raggiungere mamma e papà.” “Voglio smettere di soffrire.”
Queste non sono frasi inventate, sono i desideri reali dei bambini di Gaza. Bambini che non sognano più giochi, scuola o futuro. Bambini che pensano che la morte sia l’unico modo per tornare a stare bene.
Ce lo racconta Rachel Cummings, responsabile della nostra risposta umanitaria nella Striscia di Gaza. Bambini che hanno perso tutto, che vivono con i morsi della fame, nella paura e nella disperazione. Hanno visto i genitori morire, non hanno più una casa, la scuola, il cibo. Costretti a spostarsi continuamente da un rifugio di fortuna all’altro, senza mai sentirsi al sicuro.
A Gaza non esistono più luoghi protetti. Oltre un milione di bambini soffre la fame. Molti sono feriti e non possono ricevere cure. I mercati sono completamente vuoti e le bombe continuano a cadere.
Anche se ogni giorno è più difficile, noi continuiamo a esserci, accanto ai bambini. A Deir al Balah e Gaza City i nostri centri sono ancora aperti con cure salvavita contro la malnutrizione e acqua pulita per prevenire malattie. Nei nostri Spazi a misura di bambino offriamo a questi piccoli il sostegno psicologico di cui hanno disperatamente bisogno. Insieme ai nostri partner, cerchiamo di raggiungere anche le comunità più isolate nel Nord della Striscia, dove l’accesso agli aiuti è quasi impossibile.
Ma la verità è che non basta.
Nessun bambino dovrebbe arrivare a desiderare la morte per smettere di soffrire. Eppure, è quello che sta succedendo oggi a Gaza. Save the Children |
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