ASCOLI PICENO - Lorenza Roiati, titolare del panificio «L’assalto ai forni» di Ascoli Piceno, non ha mai avuto paura di esprimere le proprie opinioni. E di difendere i suoi valori. Lo ha fatto anche oggi in occasione del 25 aprile. Un episodio che ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine per ben due volte !
«25 aprile, buono come il pane bello come l’antifascismo».
Con queste parole, stamattina, Lorenza Roiati ha deciso di celebrare la Festa della Liberazione, affiggendo uno striscione fuori al suo negozio, il pluripremiato panificio «L’Assalto ai Forni» di Ascoli Piceno. Una scelta che, tuttavia, sembra aver attirato attenzioni inaspettate da parte delle forze dell’ordine. Stando al racconto della titolare, poco dopo aver finito assicurare il lenzuolo al muro, è stata avvicinata e identificata da una volante della polizia di Stato.
Il racconto della titolare
«Una cosa del genere non ci era mai successa — racconta al Corriere la panificatrice —. Per noi la Festa della Liberazione è una ricorrenza molto importante ed è tradizione da sempre festeggiarlo con uno striscione. Così anche stamattina, intorno alle 8.30, ne abbiamo affisso uno. Dopo pochi minuti, si è fermata proprio davanti a noi una volante della polizia. Sono scesi due agenti che mi hanno chiesto “Questo lo avete messo voi?”. Io ho risposto di sì, facendo notare due cose: in primo luogo che il negozio e l’intero stabile sono di proprietà della mia famiglia, quindi era impossibile che qualcuno si fosse lamentato. Poi ho sottolineato che ci troviamo in piazza Arrigo, la principale di Ascoli dove, poco prima, era passata la manifestazione ufficiale per il 25 aprile».
La richiesta dei documenti
La risposta di Roiati, tuttavia, non deve aver convinto del tutto gli agenti: «Hanno chiamato qualcuno al telefono, immagino i loro superiori in centrale, descrivendo il contenuto del nostro striscione e discutendone per almeno cinque minuti. Al termine della conversazione, in cui presumo abbiano detto loro che non ci fosse nulla di male in quello che avevamo fatto, mi hanno chiesto i documenti con fare di sicuro non violento, ma a mio avviso duro senza motivo. Ho chiesto spiegazioni sull’identificazione, avvenuta poi “sulla fiducia” perché in quel momento non avevo nulla con me. Mi è stato solo risposto che stavano verificando il contenuto degli striscioni. Dopodiché sono andati via».
Il secondo accertamento della polizia locale .La vicenda, però, non era ancora chiusa. Dopo poche ore al panificio si sono presentati altri agenti, stavolta in borghese e della polizia locale. Anche loro hanno chiesto spiegazioni sullo striscione: «Attorno alle 12.15 — afferma Roiati —, nel negozio sono entrate tre persone. Una di loro mi ha mostrato il distintivo della polizia locale. “Voi c’entrate qualcosa con questa affissione? Ve ne assumete la paternità? Ha un documento?”, mi ha chiesto. Ho fatto notare che la polizia di Stato era già passata in mattinata per lo stesso motivo e, di nuovo, ho chiesto spiegazioni nel merito. Ho domandato che tipo di reato avessi commesso esponendo sulla facciata della mia casa di famiglia uno striscione con la parola “antifascismo”. Non è una parolaccia. Mi è stato risposto che non c’era a mio carico alcuna contestazione di reato e non avevano alcuna intenzione di intimorirmi, ma si trattava di “accertamenti che sono già stati disposti”. Hanno poi aggiunto: “Procederemo con gli accertamenti d’ufficio che ci competono e se ci sarà qualche contestazione, sarà in un secondo momento”». L’intera conversazione è stata ripresa con lo smartphone dalla panificatrice .( Corriere della sera )
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