
A quasi due anni dal lancio, il programma Garanzia Giovani, nato per aiutare gli under 30 a trovare un lavoro, si rivela un flop. È quanto emerge da un report dell’Istituto per lo Sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), ente pubblico di ricerca che dipende dal ministero del Lavoro. Quasi un milione di giovani si sono iscritti al programma, ma solo 32 mila (il 3,7%) hanno trovato un lavoro vero. Dunque ciascun contratto è costato oltre 36 mila euro. Gran parte dei soldi arrivati dall’Europa (1,5 miliardi) si disperde in sprechi e costi burocratici.
Progetto ambizioso
Il programma Garanzia Giovani nasce nel maggio 2014 per offrire opportunità di lavoro o formazione a ragazzi tra 15 e 29 anni, disoccupati o «neet» (coloro che non studiano, non lavorano e non si formano). In Italia sono oltre due milioni, circa un giovane su quattro. Da Bruxelles arrivano 1,5 miliardi di euro distribuiti alle Regioni in base al tasso di disoccupati.
Oltre un milione di giovani si sono iscritti al piano, che garantiva una risposta in quattro mesi. Impegno in gran parte non rispettato. Al netto delle cancellazioni (per mancanza di requisiti o perché qualcuno nel frattempo trova lavoro) il totale di iscritti al 18 marzo è di 865 mila. Se ne aggiungono 7/8 mila ogni settimana. Numeri record nel campo delle politiche del lavoro. Gli uffici per l’impiego non riescono a gestirli. Dopo quasi due anni, un iscritto su quattro non ha ancora ricevuto risposta. Alcune regioni fanno ancora peggio. In Lombardia, Campania, Calabria e Molise uno su tre è ancora in attesa. In Piemonte il record negativo: senza risposta il 47% dei partecipanti.
I 642 mila fortunati che hanno ricevuto una chiamata dai servizi per l’impiego risultano semplicemente «presi in carico» dal sistema: significa che effettuano un colloquio. Ma non si può valutare il successo del piano sulla capacità di istituire una pratica. Solo per 227 mila al colloquio ha fatto seguito una «misura concreta». In gran parte si tratta di tirocini. Oltre 52 mila hanno seguito corsi di formazione. I «veri» contratti di lavoro sono stati appena 32 mila. Cinquemila ragazzi sono stati invece indirizzati verso il Servizio civile. Il ministro Poletti, interpellato, preferisce non commentare. ( La Stampa )
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