Egregio Direttore,
faccio seguito a quanto da me scritto sul
problema relativo al blocco del turismo italiano ed europeo verso l’Egitto ed
in particolare a Sharm el Sheihk e nelle località limitrofe del Sinai, ed il
risvolto negativo che ciò comporta sull’immigrazione clandestina.
Qualcuno mi ha fatto notare che in fin dei
conti sono pochi gli immigrati clandestini di origine egiziana che sbarcano
sulle coste italiane, i quali figurano al 9° o 10° posto con circa il 3% del
totale. E’ vero, ma è altrettanto vero
che la maggior parte dei traghettatori sono egiziani. Abbiamo visto pure che
quasi tutti gli scafisti vengono individuati ed arrestati. Ma, nonostante il grave rischio e la scarsa
possibilità di farla franca, sono costretti a tentare la sorte mettendo a
repentaglio la loro vita e quella di tanti altri disperati a causa
dell’assoluta mancanza di lavoro.
Quindi
se avessero un briciolo di lavoro nel loro Paese penso che desisterebbero dal
giocarsi la vita in quel modo. Il lavoro
per queste persone potrebbe derivare dal ripristino della piena attività di
tutte le migliaia di esercizi pubblici della zona Sud del Sinai.
Nella
sola città di Sharm el Sheihk esistono 1.500 alberghi nei quali se dovessero
lavorare in ognuno di essi, mediamente, almeno 15 persone verrebbero occupate
oltre 20.000 egiziani. Se poi consideriamo tutte le altre attività commerciali
come bar, ristoranti, negozi di souvenir, addetti alle escursione, ecc. nella
sola Sharm sarebbero occupati varie decine di migliaia di egiziani e forse in
parte anche di altri Paesi di emigranti dell’Africa e dell’Asia.
Esiste purtroppo un ostacolo a ché ciò possa
avvenire a causa del fatto che il nostro Ministero degli Esteri e di qualche
altro Paese Europeo ha sconsigliato dagli inizi dello scorso anno e tuttora
sconsiglia, perché a rischio di attentati, di recarsi in Egitto e in tutto il
Sinai, compresa la zona di Sharm el Sheihk sebbene gli sporadici attentati
fossero avvenuti nel Nord del Sinai.
A proposito del rischio di attentati, per i
quali i vari Ministeri degli Esteri hanno lanciato l’allarme e il consiglio di
non andare in quella zona, penso al rischio maggiore che affronta chi va in
montagna a scalare o a sciare e non viene sconsigliato da alcuna autorità.
Oppure chi per viaggiare prende l’aereo, il treno, l’autobus o la propria
automobile se dovesse tenere presente
gli incidenti che avvengono con detti mezzi di trasporto non dovrebbe muoversi,
e persino camminando a piedi nel nostro Belpaese non si è sicuri, persino sulle
strisce pedonali !
Vi sono, anche su internet, tante
testimonianze di Cittadini italiani e di altri Paesi, che spesso per lavoro si
recano a Sharm o ci vivono stabilmente, che testimoniano la non pericolosità
del luogo. In fin dei conti l’unico attentato avvenuto a Sharm el Sheihk è
quello del 23 luglio 2005 e pertanto forse ora sarebbe il caso che la Farnesina
e gli altri Paesi Europei revocassero l’allarme per il rischio di attentati a
Sharm el Sheihk, favorendo in tal modo il ripristino del turismo stagionale e
stanziale in quella città.
Inoltre, per contrastare l’inumano esodo di
tanti sventurati dai loro paesi d’origine, i Paesi europei congiuntamente
dovrebbero affrontare il problema con i governanti di quelle Nazioni cercando
in qualche modo di evitare che quella povera gente venga contattata dagli
organizzatori dei viaggi della “speranza” o meglio della “morte”, inducendoli,
con meri miraggi, a vendersi o cedere quel poco che hanno: un pezzo di terra,
una casa o del bestiame, per raggiungere l’”eldorado” europeo. Infine i singoli
Paesi o l’Europa Unita dovrebbero accordarsi con quei Paesi che i vari “Caronti”,
una volta individuati e catturati, venissero giudicati e ad espiare la pena nel
loro paese d’origine. Questo sì che sarebbe un forte deterrente.
13 luglio 2014
Martino Pirone
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