I comuni
italiani spendono la metà della media europea per la protezione sociale dell’infanzia
.
Infatti voce del welfare è inferiore alla media Ue: nel
2010 era mediamente all'8% nell'Europa a 15 e a 27 paesi, mentre in Italia era
pari al 4,6%. In percentuale rispetto al Pil, la spesa per
trasferimenti e servizi a bambini e famiglie in Italia era l'1,3% (0,7%
trasferimenti e 0,6% servizi), rispetto al 2,3% del Pil (1,5% trasferimenti e
0,8% servizi) medio in Europa.
Oltre a ciò esiste una
diversità tra comini e tra regioni per quanto riguarda la spesa per l’infanzia
.
Si va da una spesa minima di
circa 3 euro a quasi 18 euro pro capite (media nazionale di circa 12 euro), un
dato che ha conseguenze notevoli "sul campo.
Nessuno pensa che investire
sui bambini significhi combattere il disagio sociale anche perché è stato
constatato che al crescere della spesa
per l'infanzia, infatti, il numero di minori fuori famiglia diminuisce, e viceversa.
«Sono dati», afferma Vecchiato
della Fondazione Zancan , «che ci parlano di una doppia disuguaglianza: di
capacità di finanziamento delle risposte e di capacità di attivarle. Entrambe
scontano un deficit di infrastruttura professionale nei comuni con minore
capacità di spesa. Essere poveri in certe regioni sembra quindi significare
meno speranza di accoglienza familiare. Il paradosso è che questo avviene nelle
realtà in cui il bisogno sarebbe maggiore, come vorrebbero i livelli di
assistenza con diritti garantiti in ogni territorio».
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