martedì 10 luglio 2012
MASSACRO DIAZ :PARLA IL PUBBLICO MINISTERO !
Genova - «Lascereste, a guidare la polizia, dirigenti alle cui spalle possono compiersi atrocità come quelle della Diaz? E che quando si voltano non si accorgono di cos’è accaduto, e non si pongono alcuna domanda persino di fronte al corpo esanime a terra di una persona, il giornalista inglese Mark Covell, quasi ucciso a manganellate? E lascereste che vostro figlio fosse arrestato sulla base di un verbale firmato “per prassi”?».
Enrico Zucca, sostituto procuratore generale a Genova, è il magistrato che, con il pm Francesco Cardona Albini, ha condotto l’inchiesta e i processi sul massacro compiuto dagli agenti nella scuola-rifugio dei noglobal, al termine del G8 2001. Sulle false prove e sulle calunnie che seguirono. E sui depistaggi che, in gran segreto, furono orditi ai più alti livelli.
Dopo la sentenza di Cassazione che ha confermato le responsabilità di «soldati» e «generali sul campo», e dopo le esternazioni del capo della polizia Antonio Manganelli e del suo predecessore Gianni De Gennaro (oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio) decide di rompere il silenzio, non per entrare nel merito del processo appena concluso («a questo penseranno i giudici con la sentenza»), ma per rispondere alle nuove polemiche sollevate in merito all’azione della Procura di Genova.
E inizia chiedendosi: «ome eversivo e non si dovrebbe in una democrazia».
l’intervista completa sul Secolo XIX in edicolaPerché qualcuno dice ancora che i pm hanno seguito il teorema del complotto, del disegno preordinato secondo cui l’irruzione fu pianificata anche nei suoi esiti violenti? Forse perché non si vuole riconoscere che sono stati stabiliti fatti a carico di persone precise. Qui non ci sono responsabilità oggettive o indirette, ma prove solide per soggetti specifici e i giudici lo hanno riconosciuto. Siccome non si riesce a smontare questo apparato argomentativo, si considera la sentenza come una condanna di meri capri espiatori, alludendo a fantomatiche ulteriori responsabilità. Ma non è affatto così. La tesi del complotto non è stata mai sposata dalla Procura e lo riconosce pure la sentenza più assolutoria, di primo grado. Parlando di teoremi non si accetta che anche i super funzionari siano cittadini come gli altri di fronte alla legge. Il solo fatto di aver indagato su di loro è stato concepito c
| Il Secolo XIX
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