Tre persone si sono gettate in mare per chiedere aiuto.
Nessuno le ha viste. Nessuno le ha salvate.
È successo ieri a largo di Lampedusa. Due ragazzi dalla Guinea e un minore del Camerun. Avevano finito il carburante, hanno visto un peschereccio all’orizzonte e si sono lanciati.
Disperati. Invisibili. Sono scomparsi tra le onde.
Lo hanno raccontato i 50 superstiti salvati poco dopo. Avremmo potuto esserci anche noi. Ma non è stato così.
La Ocean Viking era di ritorno da Ravenna, dove il 6 agosto abbiamo fatto sbarcare 37 persone tratte in salvo al largo di Tripoli.
Un porto assegnato a 800 miglia dalla zona dei salvataggi.
Quattro giorni per arrivare, quattro per tornare. Otto giorni fuori gioco.
Dall'inizio dell'anno sono 83 i giorni che avremmo potuto trascorrere nel Mediterraneo centrale a salvare vite, ma che abbiamo perso per raggiungere i porti lontani che ci vengono assegnati.
Nel frattempo, chi è rimasto a vigilare dal cielo è stato messo a terra. All’aereo Seabird di Sea-Watch è stato notificato un fermo amministrativo di 20 giorni. Arrivato proprio dopo che aveva documentato l’ennesima omissione di soccorso: due bambini e un adulto morti in mare.
Non pagano quelli che lasciano morire le persone in mare.
Pagano quelli che lo denunciano.
Noi non ci fermiamo.
Continueremo a documentare ciò che accade nel Mediterraneo centrale.
E a bordo, continueremo a soccorre e curare chi sopravvive all’acqua, ma rischia di morire per tutto il resto.
Il mare non fa sconti. Abbiamo bisogno di te.
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