Silvia Salis con Adelmo Cervi
La sindaca di Genova ha tenuto l’orazione ufficiale in occasione dell’81° anniversario dall’assassinio di oltre 500 civili da parte delle Ss e fascisti .
“Mi chiamo Silvia. Sono una cittadina della Repubblica Italiana. Sono figlia di Genova, una città che ha dato la vita per la Resistenza, che si è liberata da sola dalla follia nazifascista, una città medaglia d’oro per la Resistenza. Come lo è anche Stazzema.
Sono qui, in questo luogo sacro, NON per ricordare. Sono qui per non dimenticare.
Non è la stessa cosa.
Ricordare è un’azione che appartiene alla mente. Non dimenticare appartiene anche al cuore.
E oggi con il cuore, anche se non ce ne accorgiamo, facciamo rumore. Voglio che questo rumore si senta fino a valle. Perché siamo qui per scegliere.
La barbarie che ha travolto Sant’Anna di Stazzema è la stessa che oggi devasta altri luoghi del pianeta. Una storia che purtroppo si ripete. Perché oggi Bianca potrebbe essere Fatima o Sofia, una di quelle mamme di Gaza, di Kiev o delle altre decine di guerre che sono in corso”.
Scegliere da che parte stare.
Perché ogni volta che si onora la strage di Sant’Anna di Stazzema, non si compie un gesto formale.
Si prende posizione.
“Gramsci diceva che ‘l’indifferenza è parassitismo’, un maestro della mia terra lo diceva più semplicemente ‘anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti'”.
Si guarda in faccia la Storia, e le si dice: “Io non dimentico. Io resisto. Io continuo il cammino di chi è stato strappato alla vita, per difendere la nostra”.
La memoria della Resistenza è la nostra memoria, è la memoria di chi ha lottato per sconfiggere il fascismo e il nazismo.
(…)
La Resistenza non è un capitolo chiuso... la Resistenza è un muscolo. E noi oggi lo alleniamo ancora.
Dicono: “La politica oggi non è più quella di una volta. Mancano le ideologie”.
Io dico invece che le ideologie ci sono eccome. E aggiungo, per fortuna. Io non mi sento uguale a chi, ancora oggi, minimizza la Storia. Io non mi sento uguale a loro, è una questione di ideologia? Forse, ma soprattutto è una questione di umanità.
Qui non c’è stato il domani. Perché gli orchi hanno chiuso la porta del tempo a 560 esseri umani.
Qualcuno dirà che “però era tempo di guerra”. Ma la guerra non giustifica l’orrore.
La guerra sfila la maschera a chi ha già scelto di non essere umano.
Ogni tempo ha il suo modo di diffondere l’apparente verità. Un tempo c’erano i balconi e le piazze.
Oggi i sondaggi, i post, gli hashtag, le frasi populiste urlate nei talk show, magari senza neanche un contraddittorio.
Il fascismo non ha paura dei fucili, ha paura della cultura. Ha paura dei libri.
(…)
Viva Sant’Anna! Viva la Resistenza!”
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