MILANO - Stava completando il suo percorso alla facoltà di Medicina della Statale di Milano quando, richiamata in patria come riservista dell’esercito israeliano, è partita per Israele.
Lì, presso lo Sheba Medical Center di Ramat Gan, come racconta Il Giorno, ha continuato a seguire le lezioni online grazie a una deroga concessa dall’università per motivi sanitari.
La normativa del Ministero dell’Università, infatti, consente – “in casi di grave crisi bellica” – l’erogazione della didattica a distanza, ma non estende questa possibilità agli esami, che devono essere svolti in presenza.
La studentessa israeliana, però, ha sostenuto da remoto tre esami fondamentali per la laurea prevista il 4 luglio. Esami che, come emerso da un controllo interno, non erano stati autorizzati e che sono stati annullati con decreto rettorale.
Secondo l’ateneo, si è trattato di un errore di interpretazione da parte dei docenti, che avevano ritenuto valida la deroga anche per le prove.
La Statale di Milano ha avviato un’istruttoria interna per chiarire la vicenda e ha chiesto alla studentessa di ripetere gli esami in presenza, offrendole supporto logistico per farlo il prima possibile. Nel frattempo, la laurea è stata sospesa.
Il caso ha suscitato forti reazioni tra le sigle studentesche Studenti Indipendenti, UniSì e Udu, che denunciano una gestione politicamente parziale della vicenda. “Perché vengono concesse deroghe a chi presta servizio in un esercito accusato di crimini di guerra?”, chiedono.
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