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Rivendico il diritto di poter piangere il destino dei due innocenti di Washington, e di quelli del 7 ottobre, senza che questo significhi giustificare o minimizzare le sofferenze che il governo israeliano sta infliggendo a migliaia di altri.
Allo stesso tempo, respingo anche solo il pensiero che condannare la ferocia con cui Netanyahu affama i bambini di Gaza significhi armare la mano dei fanatici antisemiti che infestano il mondo. Questo gioco perverso sulla pelle delle vittime ha francamente stufato.
I morti e i dolenti non hanno carta di identità. Einstein avrebbe detto che appartengono tutti all’unica razza conosciuta: quella umana. Semmai ogni tanto viene da chiedersi se ne facciano parte gli autori di certi commenti a senso unico, e di certi ancor più rumorosi silenzi.
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