sabato 9 aprile 2022

C’è una strana differenza tra profughi di serie A e di serie B

 



Lo scrittore afghano Farhad Bitani lo ha detto chiaro e tondo l’altra sera di fronte alla platea del Salone Estense a Varese per la conferenza “Addio Kabul”, in prima fila l’ambasciatore dell’Afghanistan in Italia Khaled Ahmad Zekriya: «Esistono profughi di serie A e di serie B». Ha raccontato di episodi in cui le procedure burocratiche vengono accelerate per gli ucraini, mentre gli altri (gli extra Ue) sono costretti in coda per giorni.


Premesso che il popolo italiano è accogliente a prescindere, il fondatore del Global Afghan Forum (Gaf) si è chiesto perché ci sia questa differenziazione. La sua risposta è arrivata in modo semplice e disarmante: «Per loro (gli ucraini) adesso ci sono le telecamere». Un po’ quello che era successo quest’estate agli afghani che provavano a salire al volo sugli aerei mentre i soldati prendevano i bimbi dalle mamme per salvarli. Sotto accusa, allora, finisce la nostra società mediatica, pronta a scaldarsi e a raffreddarsi in fretta, giusto il tempo di un fotogramma televisivo o di una storia su Instagram.


Benpensanti di destra e di sinistra (e pure leghisti) staranno già gridando allo scandalo di fronte a queste considerazioni ma basta alzare lo sguardo rispetto alle enormi (e detestabili) atrocità commesse dai russi in Ucraina in questi giorni per rendersi conto che esiste un mondo intero di ingiustizie e di barbarie.

Per rimanere nell’ambito dei profughi non serve andare tanto lontano perché nelle prigioni libiche (e con la complicità italiana) vengono tenuti centinaia di disperati in fuga da vari conflitti. Per non parlare dei confini Bielorussia/Polonia dove ci sono intere famiglie nei boschi al gelo che provano a passare. Sono siriani, iracheni, afghani, palestinesi, yemeniti. Insomma profughi extra Ue. Che colpa hanno per non essere aiutati? 

Forse perché hanno identità, religioni e tradizioni diverse dalle nostre? Pensarla così è sinonimo di una società che di umano ha ben poco ma non si astiene dal decidere chi debbano essere i buoni e i cattivi.
Ben venga, allora, il passo avanti fatto proprio in queste ore a Strasburgo. Il presidente del WG (working group) Migration, il varesino Alessandro Alfieri, presenterà in seduta plenaria il nuovo testo sulle politiche per i migranti e i rifugiati. Risuonano termini come solidarietà, equa condivisione, responsabilità e stesse opportunità per arrivare a un concetto molto semplice: a chiunque mette piede in Europa, provenendo da uno stato di grave difficoltà (innanzitutto guerra), vengono applicate regole uniformi per tutto il continente. Fin qui ci siamo. Questo principio, sancito in modo chiaro e senza fraintendimenti, dovrebbe stoppare qualsiasi polemica, ogni strumentalizzazione politica, da anni invece all’ordine del giorno. 

Ma è un primo passo. Non è tutto.

Silvestro Pascarella La Prealpina  ( che ho acquistato oggi .)

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