lunedì 21 febbraio 2022

A SCUOLA IN PIGIAMA ! LA PRESIDE CHIEDE DECORO !

 


RIMINI -Altra scuola nel mirino delle cronache. 
A Rimini, però, a differenza di quanto accaduto al liceo scientifico “Righi” di Roma, dove una professoressa, rivolgendosi a una studentessa che si era presentata in classe con una maglietta troppo corta, l’aveva apostrofata dicendole: “Stai sulla Salaria?”, facendo riferimento a una strada dove esiste il fenomeno della prostituzione, c’è di mezzo un pigiama. Anzi, più pigiami.
Accade tutto all’interno delle scuole medie “Panzini”. Nei giorni scorsi, alcuni studenti, si sono presentati in pigiama. I docenti, in un primo momento, credevano di aver visto male, poi, però, ai risolini dei compagni hanno capito che non era una dimenticanza, ma una bravata. Un qualcosa fatto in scienza e coscienza. Magari per partecipare a una di quelle sfide che vanno tanto di moda adesso sui social, le cosiddette challenge.

Proprio per questo, ieri, la dottoressa Lorella Camporesi, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Centro Storico” ha scritto una circolare, la numero 170, indirizzandola alle famiglie, ai docenti e alle classi della scuola secondaria di primo grado “Alfredo Panzini”.
«Dal momento che alcuni alunni hanno ritenuto in questi giorni di presentarsi a scuola in pigiama, si ricorda che l’abbigliamento con cui i ragazzi vengono a scuola deve essere decoroso e adeguato – ha detto -

. L’abbigliamento è una forma di comunicazione, che trasmette non soltanto la personalità di chi lo indossa, ma anche il rispetto per il luogo in cui viene indossato: di conseguenza, pur nella libertà individuale, non può essere ignorato il rispetto dovuto al luogo e alla funzione istituzionale della scuola. Sarà cura di genitori e docenti illustrare questo aspetto agli studenti, sottolineando anche il fatto che eventuali sfide sui social relative all’abbigliamento a scuola, che prevedono spesso foto o riprese dalle aule scolastiche, sfociano in ulteriori violazioni del regolamento e della privacy, se non addirittura nell’ipotesi di cyberbullismo».( Corriere Romagna )

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