lunedì 24 maggio 2021

24 maggio 1915 : IL PIAVE MORMORAVA ...E IN OGNI PAESE D'ITALIA C'E' UNA LAPIDE COL NOME DI POVERACCI STRAPPATI ALLE FAMIGLIE MANDATI A MORIRE PER LA GLORIA DEL RE !

 



Il 24 maggio del 1915 per l’Italia cominciava la tragedia della Grande guerra che costò 650 mila morti ma che fu celebrata dalla famosa “Canzone del Piave” che esaltava il coraggio  e il sacrificio della vita imposto a tanti giovani italiani 

 Il casus belli fu determinato dall’assassinio, il 28 giugno 1914, dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, erede al trono austro-ungarico e della consorte durante una visita di Stato a Sarajevo ad opera di un giovane studente nazionalista serbo-bosniaco, Gavrilo Princip.

L’Austria colse l’occasione per realizzare i suoi piani aggressivi contro la Serbia (protetta dalla Russia) a cui dichiarò guerra un mese dopo. Immediatamente si mise in moto il riflesso pavloviano del sistema delle alleanze: il 1° agosto la Germania dichiarò guerra alla Russia, il 3 alla Francia; il 4 agosto fu la volta della Gran Bretagna a dichiarare guerra alla Germania. Il 25 agosto il Giappone si schierò a fianco della Gran Bretagna. Il vecchio mondo andava così allo sbaraglio e l’aspetto più paradossale era il seguente: il sovrano inglese, il Kaiser, lo Zar erano cugini di primo grado. La belle èpoque finiva, senza neppure rendersene conto, in un bagno di sangue. L’Italia era alleata della Germania e dell’Austria, ma allo scoppio delle ostilità rimase neutrale. Contro l’ingresso in guerra erano i socialisti, la Chiesa cattolica, Giolitti e gran parte dei liberali, settori dell’industria (mentre altri comparti sollecitavano una politica di armamenti).

A sollecitare un diverso orientamento – sostenuto anche da un rovesciamento delle alleanze – furono delle minoranze attive che – come scrive Massimo L. Salvadori nella Storia d’Italia – erano interventiste ciascuna a modo suo, partendo da posizioni politiche differenti. In sostanza, il connubio tra liberali antigiolittiani, irredentisti, repubblicani, interventisti c.d. democratici e nazionalisti finì per trascinare l’Italia in guerra nel 1915.

 Al momento della sua entrata il guerra l’esercito italiano poteva contare su 35 divisioni di fanteria. Il comandante supremo era Luigi Cadorna il figlio di quel Raffaele che nel 1870 aveva espugnato Roma dalla breccia di Porta Pia. Dei 5,7 milioni di richiamati 2,6 milioni erano contadini analfabeti. 


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