domenica 14 marzo 2021

Va tassata la sedentarietà?

 



Per molti millenni l'umanità ha patito la fame, a tal punto che storicamente il grasso e le forme voluttuose erano considerati segni di salute e perfino di bellezza. Poi, quando anche i poveri sono diventati grassi, si è deciso che l'obesità era ormai, secondo l'Oms, una «crisi sanitaria globale».

Ormai una cinquantina di Paesi nel mondo ha deciso di proteggere la salute pubblica dall'obesità attraverso un'imposta sullo zucchero. L'Italia è tra questi, anche se l'entrata in vigore della nuova disposizione è stata rimandata più volte e ora dovrebbe partire da gennaio 2022.

Ora uno studio del NBER -National Bureau of Economic Research americano ha analizzato l'effetto della norma nelle quattro più grandi città dov'è stata applicata: Philadelphia, San Francisco, Seattle e Oakland. I ricercatori riferiscono che a fronte di una tassa di un centesimo per oncia (28,4 ml) di bibita, il consumo totale si è ridotto mediamente di sole cinque calorie al giorno a testa. Andando per singole città, i dati rilevano che il declino statistico è totalmente dovuto alla riduzione del consumo delle bevande nella sola Philadelphia, mentre «non si riscontra nessun impatto nelle altre tre città». Resta allora solo il «beneficio» fiscale generato dalla tassa.

Ora, i grassi americani sono ancora grassi.

Esiste la maniera di tassare la sedentarietà?


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