Aveva sempre ricordato, con una sorta di orgoglio, le origini "montanare" della sua famiglia (i Togliatti erano di Coassolo, in provincia di Torino e si erano trasferiti in Liguria, dove il padre, Antonio, era economo al Convitto Nazionale di Genova e la madre, Teresa Viale, faceva l'insegnante). Grazie ad una borsa di studio, il giovane Togliatti aveva potuto iscriversi all'Università di Torino e, orientato da Gramsci, nel 1914 aveva aderito al PSI.
Dopo la laurea in Giurisprudenza avrebbe voluto (appassionato di Hegel, Marx, Labriola e Croce) conseguire quella in Filosofia, ma lo scoppio della Prima guerra mondiale lo indusse (riformato per miopia al corso allievi ufficiali), ad arruolarsi volontario, prima nella Croce Rossa e poi (ancora le origini montanare), negli Alpini.
Nel 1918, Togliatti (congedato), è a Torino, dove collabora al Grido del Popolo, il settimanale socialista diretto da Gramsci ed è cronista e redattore dell'edizione torinese dell'Avanti!. Nel 1919 pubblica su L'Ordine Nuovo recensioni e cronache culturali e nello stesso anno dirige la Sezione socialista torinese. La nascita del PCdI non lo vede a Livorno, perché Gramsci l'ha incaricato di assicurare l'uscita de L'Ordine Nuovo, divenuto quotidiano. Quando la scissione si compie, sotto la testata de L'Ordine Nuovo compare la scritta "Quotidiano comunista", che diventa poi "Quotidiano del Partito comunista". Nell'ottobre, l'organo del nuovo partito diventa Il Comunista e Togliatti, che ne è il redattore capo a Roma, si becca qui dai tipografi (per la sua esile corporatura), l'appellativo di "Ercole", che il futuro capo dei comunisti italiani conserverà (trasformandolo in "Ercole Ercoli"), come nome di battaglia durante la lunga lotta contro il fascismo.
Dopo la "marcia su Roma", soppresso Il Comunista, soppresso a Torino anche L'Ordine Nuovo, Togliatti torna nel capoluogo piemontese per organizzarvi un giornale clandestino. Ma la situazione precipita: arrestati dalla polizia fascista Bordiga e molti altri dirigenti del PCdI, anche Togliatti, che operava da Angera (Varese) e che (su suggerimento di Gramsci, da Mosca), era stato cooptato nella Direzione, è arrestato durante una riunione a Milano. Tre mesi di carcere a "San Vittore", poi il ritorno in libertà; la nascita de l'Unità; la campagna elettorale che porterà alla nomina a deputato di Antonio Gramsci e al suo rientro da Mosca; l'Aventino; l'arresto di Togliatti come "comunista pericoloso"; l'amnistia dopo 4 mesi di carcere; il matrimonio con Rita Montagnana; l'arresto di Gramsci, nel novembre del 1926, mentre Togliatti è a Mosca. Il suo esilio durerà diciotto anni e vedrà il dirigente dei comunisti italiani attivo in Svizzera, in Francia, in Unione Sovietica, in Spagna (dove, durante la guerra civile, sotto il nome di copertura di "Alfredo", rappresenterà nelle Brigate Garibaldi l'Internazionale comunista (che, negli anni lo ha visto parlare a suo nome in Belgio, in Jugoslavia, in Germania, in Cina, ecc.). È il 27 marzo del 1944 quando "il Migliore" (come, riconoscendone la statura intellettuale, lo avrebbero chiamato gli avversari politici), rimette piede in Italia. Togliatti promuove quella che passerà alla storia italiana come "la svolta di Salerno". I partiti antifascisti mettono da parte la questione istituzionale, che sarà risolta dopo la Liberazione, per dare maggiore vigore alla Resistenza. L'unità dei partiti e delle formazioni armate consente l'inserimento del Comitato di Liberazione Nazionale nel secondo governo Badoglio e determinerà il riconoscimento, come struttura militare, del Corpo Volontari della Libertà (Togliatti porterà poi sempre all'occhiello il nastrino con la stella d'oro del CVL), da parte degli Alleati.
Liberata Roma dai nazifascisti, nasce il governo Bonomi (Togliatti ne fa parte come ministro senza portafoglio), e viene istituita la Luogotenenza del regno. Nel secondo governo Bonomi, Togliatti è vice presidente del Consiglio e sarà ministro di Grazia e Giustizia nel governo Parri e nel primo governo De Gasperi.
In tale ruolo, quando il voto popolare risolverà a favore della Repubblica la questione istituzionale, concede quella che va sotto il nome di "amnistia Togliatti". Il provvedimento, che voleva essere di pacificazione nazionale, è usato da magistrati ancora legati al vecchio regime, per rimettere in libertà anche i peggiori aguzzini fascisti.
Eletto all'Assemblea Costituente nel 1946 e confermato deputato nella II, III e IV legislatura, Togliatti contribuisce all'elaborazione della Costituzione, soprattutto per la parte programmatica. Si impegna anche per l'approvazione dell'articolo 7, che include nella nostra Costituzione i cosiddetti "Patti Lateranensi".
L'estromissione dei comunisti dal governo nel 1947, porta Togliatti ad organizzare, con Nenni, l'opposizione di sinistra alla DC
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