venerdì 26 giugno 2020

UNA RIFLESSIONE CONDIVISIBILE


Immagine del profilo di Alessandro Gilioli, L'immagine può contenere: una o più persone e spazio al chiuso

Se l'abbiamo finita con la statua di Montanelli, forse potremmo utilmente usare gli scazzi delle scorse settimane per aprire la vera questione, che assai trascende Cilindro: l'Italia non ha mai fatto i conti con il suo passato coloniale.
Mai, mai, mai.
Non insegnano nelle scuole quello che le nostre truppe hanno combinato laggiù, quasi nessuno ha mai visto le foto dei bambini e delle donne devastati da iprite e fosgene, nessuno o quasi nemmeno sa chi fu il maresciallo Graziani - il nostro Eichmann.
Tanto meno si sa delle responsabilità di Badoglio, inopportunamente riabilitato dalla storia perché tradì Mussolini ma che per conto di Mussolini firmò la mattanza chimica.
Sono stati, dal 1945 a oggi, 75 anni di silenzio assordante su un olocausto. Tradimenti, eccidi, schiavismo, razzismo, lavori forzati, distruzione di paesi e villaggi, impiccagioni di massa, decapitazioni, razzie, violenze di ogni tipo.
Pavolini sganciava dal suo aereo l’iprite sui contadini, in una caccia all'uomo di cui si vantava. Vittorio Mussolini descriveva l’incendio dei villaggi come «un lavoro divertentissimo». Bottai notava che «i cadaveri di gente nera non commuovono, non fanno nessuna pena». Montanelli stesso dopo aver descritto l’attacco ad un villaggio etiopico con 67 morti ammazzati scriveva: «Questa guerra è per noi come una bella e lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di 13 anni di scuola. E, detto fra noi, era ora». Il Gran Babbo era il Duce.
Ma a me di Montanelli, singolarmente, importa poco, l'ho già scritto altrove. Mi importerebbe moltissimo se le questioni nate attorno al caso della sua statua aprissero uno spiraglio nella vergognosa autoassoluzione in cui ci siamo avvoltolati come popolo, "italiani brava gente" e altri falsi alibi.
Ci vorrebbero film, serie televisive, graphic novel, gite scolastiche, video degli anziani etiopi che raccontano. Ci vorrebbe un giorno all'anno dedicato alle scuse e al pentimento, ci vorrebbero musei dedicati a quella mattanza, ci vorrebbero premier che vanno in Etiopia a inginocchiarsi, come fanno i politici tedeschi quando vanno in Israele. ALESSANDRO GILIOLI 

Nessun commento:

Posta un commento

LASCIA UN TUO COMMENTO