giovedì 13 febbraio 2020

6 FEBBRAIO-GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI

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Una pratica aberrante, una violazione dei diritti fondamentali della persona, una violenza, un crimine condannato dalle Nazioni Unite. Questo sono prima di tutto le mutilazioni genitali femminili. Una prassi disumana.
Le bambine e le donne che hanno subito mutilazioni nei genitali corrono rischi per la loro salute fisica e mentale. Nell’immediato c’è il pericolo di infezioni, emorragie, traumi psicologici. A lungo termine possono emergere complicanze al momento del parto, malattie psichiatriche e infezioni croniche, dolori durante il ciclo mestruale o i rapporti sessuali. 
È la pratica delle mutilazioni genitali femminili, che ancora oggi lascia ferite profondo nel corpo e nella mente di almeno 200 milioni di ragazze e donne in 30 Paesi.
Un fenomeno che colpisce anche bambine e giovani donne migranti che vivono nel nostro territorio, spesso a rischio di esservi sottoposte quando tornano nel loro paese di origine per visitare i parenti. Sarebbero tra 61.000 e 80.000 infatti, secondo uno studio dell’Università degli Studi Milano – Bicocca le donne presenti in Italia sottoposte durante l’infanzia alla mutilazione dei genitali.
Per questo il 6 febbraio, Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili.
L’hashtag per seguire la campagna su tutti i social è #endFGM e il simbolo è un soffione viola, simbolo di libertà ed espressione di un desiderio

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