mercoledì 27 febbraio 2019

PROCESSO LEGA : CONFISCA DEI SOLDI TRUFFATI AGLI ITALIANI ..." A PRESCINDERE "



GENOVA -I giudici della Corte d’Appello, a proposito dei bilanci truccati del partito relativi agli anni dal 2008 al 2010 grazie ai quali la Lega ha ottenuto rimborsi elettorali illegittimi per 49 milioni, scrivono che avrebbero potuto anche non seguire quanto già stabilito dalla Cassazione durante la battaglia giudiziaria sui sequestri dei soldi del partito. Ma “non può non essere considerato che la pronuncia della Cassazione richiama principi ormai consolidati che questa Corte condivide e dai quali non ha ragione di discostarsi”.
Nelle 132 pagine di motivazioni i giudici genovesi spiegano anche perché, nonostante non tutti 49 milioni rimborsati dallo Stato siano stati usati per spese personali della famiglia Bossi, il partito di Salvini debba restituire l’intera somma. Paradossalmente i giudici dicono che la Lega “avrebbe anche potuto in modo tacito e informale di sostenere spese in favore di Bossi per rispetto verso il fondatore del movimento, per riconoscenza…ma la spesa avrebbe dovuto avere regolari giustificativi… così da rendere trasparente agli elettori la scelta fatta di come utilizzare i rimborsi, che come tale sarebbe stata insindacabile…”. E quindi, spiega la Corte, “i documenti falsificati trasmessi alle Camere hanno condizionato l’erogazione integrale dei rimborsi elettorali”.




Fra le carte emerge anche il ruolo del successore di Bossi alla guida del partito dopo lo scoppio dello scandalo, Roberto Maroni. Pure lui, come del resto l’attuale leader Salvini, utilizzò i soldi derivanti dalle truffe perpetrate dalla coppia Bossi-Belsito. Anzi, Maroni stesso in un’occasione “trasmise alla Camera dei Deputati ‘in spirito di leale collaborazione fra le istituzioni’ un verbale di riunione a firma Sanavio e Turci (due degli ex revisori dei condannati, ndr)” per sbloccare l’erogazione dei rimborsi elettorali, sospesi dopo la diffusione delle notizie sugli investimenti in Tanzania di Belsito e le spese della famiglia Bossi. A proposito di questo uso a dir poco spensierato dei soldi pubblici, i giudici ricordano come sia stato rinvenuto un appunto a casa della ex segretaria di Bossi, Daniela Cantamessa, con scritto “Grosse cazzate sicuramente da gennaio 2010 di cui al Federale non c’è un solo documento”. Oppure le parole rivolte dall’ex segretaria della Lega Nadia Dagrada a Belsito, in cui dice al tesoriere che Bossi “deve spaventarsi” perché “lui-non-ha-idea, fidati, del cumulo di spese. Tu gli devi far capire che se questi vanno a vedere quelle che sono le spese, lui e la usa famiglia sono finiti”. Parole premonitrici ( La repubblica )

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