
Le mutilazioni femminili vengono praticate su bambine e adolescenti tra i 4 e 14 anni, ma in alcune realtà del mondo, l'età può essere molto più bassa, in alcuni casi a pochi giorni dalla nascita. Un intervento spesso in assenza di anestesia e delle più elementari norme igieniche. Tanto che le infezioni sono frequenti quando anche non la morte per setticemia.
In alcuni Paesi si fa per tradizione, in altri per motivi religiosi, in altri ancora per salvaguardare la verginità delle ragazze che sarà poi donata al futuro sposo. Il metodo vige ancora in almeno 28 Stati nel mondo, e secondo l’Organizzazione mondiale della sanità il 90 per cento di questi è in Africa, ma la pratica è diffusa anche in Medio Oriente, in alcuni Paesi asiatici e in alcune regioni dell'India.
Sono oltre 100 milioni nel mondo le bambine e le donne che hanno subito la pratica delle mutilazione genitale (Mgf), ossia una rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni e circa 3 milioni quelle a rischio nei prossimi 10 anni
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