Siamo ad un punto di svolta. Ci aspettano mesi di scontro con chi vuole negare nuovi diritti e addirittura cancellare quelli esistenti. Un vero e proprio “corpo a corpo” che parte dalla sete di libertà di chi soffre nel quale ti chiedo di essere in prima fila, a fianco dell’Associazione Luca Coscioni. È davvero importante.
Andrea, c’è un momento in cui tutto si ferma. Quando la sofferenza diventa insopportabile e senza scampo. Quando lo Stato volta lo sguardo da un’altra parte. Quando l’unica possibilità per ricevere un aiuto medico a morire senza agonie è quella di varcare il confine italiano. Quel momento, per molte persone, è adesso.
“Massimiliano” aveva 40 anni, la sclerosi multipla lo stava spegnendo un pezzo alla volta. Non rientrava in una interpretazione burocratica dei criteri stabiliti dalla Corte costituzionale per il “suicidio assistito”. È stato costretto ad andare in Svizzera per morire. Ad accompagnarlo, Felicetta Maltese e Chiara Lalli. Ora rischiano fino a 12 anni di carcere nel processo che si terrà a Como. Il loro “reato”? Aver ascoltato la sua richiesta di aiuto.
Martina Oppelli, 50 anni, la stessa malattia. Tre volte ha chiesto di essere ascoltata. Tre volte l’Azienda sanitaria le ha detto no, nonostante rientrasse nei criteri per ottenere l’aiuto a morire. È partita anche lei per la Svizzera, accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D’Angelo e aiutata da altre 33 persone che hanno sostenuto le spese per il suo viaggio. Non ha avuto risposte dalle istituzioni, solo silenzio. Quello che resta quando il dolore non interessa a nessuno. Ma Martina non si è arresa in silenzio: prima di partire per la Svizzera, ha denunciato l’Azienda sanitaria di Trieste per tortura e rifiuto di atti d’ufficio (sarà poi l’ufficio legale dell’Associazione Luca Coscioni a portare avanti la sua denuncia). Ha chiesto ascolto, ha trovato solo ostacoli. E quando lo Stato abbandona, a restare sono la dignità e il coraggio.
Oggi lo Stato processa chi rimane, chi ha scelto di disobbedire e ascoltare le grida di aiuto di chi non riusciva più a continuare. Rischiamo il carcere, Andrea. Ma i processi saranno l'occasione per continuare, insieme, la lotta di chi non c’è più.
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