Il 22 maggio è la Giornata mondiale della Biodiversità indetta dalle Nazioni Unite per celebrare la Biodiversità, la ricchezza della vita – a livello di ecosistemi, specie e geni – sul nostro Pianeta.
Per Legambiente l’Italia deve accelerare il passo per recuperare i ritardi nell’attuazione della Strategia Europa sulla biodiversità 2030 e nello stanziare più risorse per la creazione di parchi nazionali.
Nella Penisola i tempi per l’istituzione di parchi e aree marine protette, scrigni di flora e fauna, sono molto lunghi: dall’approvazione della legge alla operatività di un’area protetta passano circa 7/8 anni.
Al ritmo attuale l’Italia rischia di centrare l’obiettivo del 30% di territorio e di mare protetto tra ben 80 anni.
Un ritardo inaccettabile per un Paese come l’Italia che custodisce uno dei patrimoni di biodiversità più ricchi in Europa, dato che mancano solo cinque anni alla scadenza degli obiettivi europei. Ad oggi le uniche nuove aree protette create sono state il Parco nazionale del Matese, istituito ad aprile 2025 dopo un lungo e travagliato iter, mentre è stato sbloccato l’iter per l’area marina protetta di Maratea.
Biodiversità e 30ennale Parchi nazionali
Eppure, il Paese con i suoi 25 parchi nazionali vanta progetti e casi di successo in fatto di tutela e conservazione della biodiversità a partire da quelli messi in campo nelle cinque aree protette – Parco nazionale della Majella, Parco del Grasso e Monti della Laga, Parco del Vesuvio, Parco nazionale del Cilento, Vallo Di Diano e Alburni, e Parco nazionale del Gargano – che il 5 giugno festeggeranno 30 anni di storia. I dati parlano chiaro: dagli oltre 3mila esemplari di camoscio reintrodotti su tutto l’Appennino, dove all’inizio degli anni ’90 erano quasi estinti, alla tutela del lupo in Majella dove se ne contano circa un centinaio e dell’orso bruno marsicano che conta una popolazione di circa cinquantina di individui, per passare alla tutela della biodiversità marina a partire dalla tartaruga Caretta caretta dove nel Gargano, grazie alla sinergia con il Centro Tartarughe Marine a Manfredonia, sono state soccorse e curate in questi anni oltre 2mila tartarughe.
In Cilento tra la flora protetta c’è la rarissima Primula di Palinuro, a rischio estinzione, protetta a livello regionale e comunitario, ed è alta l’attenzione per i prodotti della terra coincisa anche con la nascita del Museo della Dieta Mediterranea; così come altro caso di successo è rappresentato dalla tutela della flora selvatica a rischio grazie al prezioso lavoro avviato dalla Banca del Germoplasma in Majella.
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