REGGIO CALABRIA - Lunedì 3 marzo, alle ore 11, alla baraccopoli di San Ferdinando si terrà una visita-presidio del
sindaco di Riace ed eurodeputato di Avs Mimmo Lucano, accompagnato da monsignor GiancarloMaria Bregantini, arcivescovo emerito di Campobasso-Boiano, padre Alex Zanotelli e dall’ex parlamentare e sindaco di Rosarno Peppino Lavorato.
L’iniziativa, che segue alla visita effettuata lo scorso 24 gennaio, ha l’obiettivo di chiedere la chiusura della baraccopoli e l’adozione di soluzioni alternative ai ghetti di Stato.
«Bisogna chiudere la baraccopoli di San Ferdinando perché non possiamo più accettare il degrado e le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere decine di braccanti, lavoratori sfruttati nel silenzio quasi assoluto delle istituzioni.
Quello che succede qui – le baracche di plastica e cartoni, il cibo cucinato per terra, la vita quotidiana senza servizi essenziali – non è degno di un paese che si
definisce civile
Ma siamo consapevoli che non basta chiederne la chiusura, è necessario anche avanzare una proposta e in questo senso Riace rappresenta una speranza.
Occorre trasformare il dolore in una speranza», dichiara Mimmo Lucano. «Sono passati più di 15 anni e non è cambiato niente, anzi questo “modello” di sfruttamento e disumanità è stato praticamente istituzionalizzato.
Questo è un impegno preso tempo fa, alla casa del popolo “Peppe Valarioti” di Rosarno, e che intendo portare avanti con tutte le mie forze».
La soluzione – secondo i promotori – è l’inserimento abitativo diffuso nelle centinaia di case sfitte per migranti e autoctoni attraverso l’apertura di incentivi per i proprietari che intendono concedere le case in affitto e l’investimento da parte delle istituzioni da destinare a uso abitativo.
«Quel che sembrava un’utopia si è rivelata una possibilità concreta a Riace», prosegue Lucano.
«Riace e la sua “accoglienza dolce” costituiscono la risposta concreta ai ghetti e allo sfruttamento dei cittadini migranti.
La soluzione c’è ed è aprire le porte dei nostri paesi semideserti, delle nostre aree interne scoraggiate, a chi viene in Europa per cercare un futuro migliore».
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