MILANO - Oggi sono entrata al CPR - Centro di Permanenza per il Rimpatrio di via Corelli, quel brandello di lenzuolo anti suicidio viene da lì. Sì, lenzuola anti suicidio: è come un velo trasparente, non ci riesci a dormire ma non puoi usarle per ammazzarti. Oggi la Rete “Mai più lager - No ai CPR” pone alcune domande a chi si candida alle europee. Oggi ho sottoscritto l'impegno che chiedono.
"Perché io sono qui?". Una certa politica continua a far credere ai cittadini che nei centri per il rimpatrio siano rinchiusi soltanto pericolosi criminali. La realtà è diversa: oggi nel centro di via Corelli, per esempio, una minima parte (solo il 15%) era rinchiusa perché arrestata in flagranza di reato.
E gli altri? Gli altri o hanno finito di scontare una pena (e ricordiamoci che, secondo la nostra legge e meno male, chi ha finito di scontare una pena ha il diritto a essere reinserito nella società), OPPURE NON HANNO FATTO PROPRIO NIENTE, NON HANNO COMMESSO ALCUN CRIMINE! Il reato per cui vengono rinchiusi, allora, qual è? Non avere un permesso di soggiorno. Che magari c'era, ma è scaduto perché hai perso il lavoro e non sei riuscito a rinnovarlo. E allora ci sono persone che vengono prese, senza aver commesso alcun reato, e possono essere chiuse fino a 18 mesi in un carcere in condizioni inumane e degradanti. A volte in attesa di espulsione verso un Paese che "Ma io sono di qui, ho sempre vissuto qui: io non conosco nessuno là!".A volte in attesa di espulsione verso Paesi con cui non ci sono neanche accordi di estradizione. Questi centri sono la fabbrica del disagio psichico e delle violazioni dei diritti umani. I CPR non si possono umanizzare, si possono soltanto chiudere.
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