La relazione del professionista incaricato di gestire la cooperativa dal Ministero delle imprese è finita agli atti dell’inchiesta della Procura di Latina, che ha ipotizzato una maxi truffa e chiesto il rinvio a giudizio di Liliane Murekatete, della madre Marie Therese Mukamitsindo, e dei fratelli Michel Rukundo, Richard Mutangana e Aline Mutesi. A decidere se disporre un processo sarà, il prossimo primo marzo, il giudice Giulia Paolini.
Per la Guardia di finanza gli indagati, tra investimenti all’estero e spese per acquistare beni di lusso, avrebbero distratto dai conti delle loro coop poco più di 2 milioni di euro. Secondo il liquidatore della Karibu, invece, la situazione è ben peggiore e le operazioni distrattive ammonterebbero a un totale di ben 7 milioni e mezzo. Senza contare i pagamenti fatti con le carte prepagate della cooperativa, per spese che non sarebbero state destinate ai migranti, e i prelevamenti di contanti, tra i 3mila e i 12mila euro, compiuti con cadenza sostanzialmente giornaliera, a volte a distanza di poche ore.
Il commissario punta il dito contro tre pagamenti ottenuti dalla moglie del parlamentare, per un totale di oltre 276mila euro. Gli stessi contestati alla donna dalle Fiamme gialle. E sospetta anche di spese per circa 31mila euro fatte con le carte prepagate.
Il commissario ritiene inoltre che con il denaro della coop Murekatete abbia pagato anche metà della spesa per la clinica romana dove ha partorito, 450 euro relativi al supplemento richiesto dalla struttura sanitaria nel maggio 2019 per una stanza singola.
Dubbi inoltre sono stati espressi dalla Guardia di finanza sull’abitazione acquistata dalla donna e dal deputato Soumahoro a Casal Palocco, pagata dalla coppia a metà e di proprietà al 50% di Murekatete e per il restante 50% del parlamentare. L’immobile, del valore di 360mila euro, è stato acquistato a fine dicembre 2021 e gli investigatori hanno ipotizzato che parte dell’acconto versato dalla donna, 32mila euro, sia rappresentato da somme ottenute illegittimamente da una delle coop di famiglia, il Consorzio Aid, messa sempre in liquidazione dal Ministero delle imprese.
Non è tutto. Secondo il commissario Cappello, la suocera del deputato con il denaro della cooperativa avrebbe pagato anche una cucina Scavolini per il suo appartamento di Latina, versando nel 2017 a un negozio di mobili di Priverno 11.500 euro.
“Appare palese – specifica la Guardia di finanza nell’informativa conclusiva inviata alla Procura di Latina - che l’utilizzo indebito dei fondi sia stato possibile grazie alla produzione di documentazione di spesa fittizia e sovrafatturata. Si ritiene pertanto che la documentazione presentata sia agli enti locali che alla Prefettura a giustificazione delle spese sostenute sia parzialmente inattendibile”.
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