COSENZA - "Dateci due o tre mesi e vedrete i risultati. Noi siamo qui per aiutare la sanità calabrese e ci metteremo il cuore". Luis Enrique Pere Gulloa, ematologo e veterano di missioni sanitarie all'estero, è il capodelegazione del primo gruppo di medici cubani arrivati da qualche giorno in Calabria per dare manforte negli ospedali della Regione con la sanità più disastrata d'Italia e dove di medici ne servirebbero ben 2500.
Trentotto uomini, tredici donne, specialisti dell'emergenza, chirurghi, cardiologi, ematologi, radiologi, ginecologi, pediatri. La metà di loro hanno già fatto esperienze di lavoro all'estero: in Africa, in America, in Arabia, qualcuno anche in Europa. Ma per tutti in Italia è la prima volta. Hanno lasciato il loro lavoro in corsia a Cuba, famiglie e figli, e hanno accettato di venire a lavorare in Calabria per un anno: contratto di lavoro italiano, lo stipendio intero ad ognuno di loro.
Nei quattro ospedali al momento individuati per il loro impiego (Locri, Polistena, Gioia Tauro, Melito Porto Salvo), arriveranno alla fine del mese. Da oggi e per le prossime settimane c'è un corso intensivo di italiano da seguire all'Università della Calabria dove a dare loro il benvenuto è il professore Lorenzo Caputi, delegato per la comunità di Cuba: linguaggio scientifico, il corpo umano, la lingua del medici e quella del paziente, i farmaci, l'assetto organizzativo dell'ospedale, ma anche la cultura italiana e nozioni sulla Calabria, dai Bronzi di Riace al tartufo di Pizzo calabro.
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