giovedì 28 aprile 2022

Silvio e Lidia Borghi nominati “giusti tra le nazioni” alla memoria in salone Estense a Varese

 

VARESE -Una solenne cerimonia, che ha visto tra gli ospiti anche l’ambasciatore di Israele Dror Eydar ha salutato la proclamazione di “Giusti tra le nazioni” Di Lidia Caleffi e Silvio Borghi, due coniugi di Mirandola in provincia di Modena che hanno portato in salvo in Svizzera decine di Ebrei, e in particolare la famiglia Talvi.


LA STORIA DEL SALVATAGGIO DA PARTE DI LIDIA CALEFFI E SILVIO BORGHI

La famiglia allargata Talvi, la coppia composta da Ilija e Rebecca Rifka, i loro figli Rafael, Leone e la loro figlia Alisa Alice vivevano a Belgrado. Quando i tedeschi entrarono a Belgrado nel 1941, la famiglia fuggì in Albania dove restarono nel campo di Kavaja, gestito dagli italiani. Nel 1942 gli italiani trasferirono gli ebrei in Italia, nel campo di concentramento di Ferramonti in Calabria. Le condizioni erano abbastanza confortevoli ma la famiglia cercò un modo per uscire da lì. Ciò era possibile solamente se qualcuno avesse firmato una cauzione. A Modena la famiglia aveva una zia che provvide loro la cauzione e, pochi mesi dopo, all’inizio del 1943, la famiglia lasciò il campo e si recò presso il Comune di Mirandola, vicino Modena, acquisendo lo status di internati civici in “confine libero”. Ogni giorno dovevano recarsi in Questura e rivevano una piccola somma di denaro. C’erano altri ebrei nel posto. La famiglia Talvi fece così amicizia con la famiglia Almoslino, anche lei di Belgrado, e la figlia Alisa sposò Max Almoslino.

Dopo la resa dell’Italia, nel Settembre 1943, i tedeschi entrarono nella regione e gli ebrei iniziarono a cercare rifugio e modi per raggiungere la Svizzera. La numerosa famiglia Talvi si sciolse: la coppia Ilija, Rebecca e la figlia Alisa, rimasta incinta, trovarono rifugio, grazie al parroco Dante Sala (Giusto fra le Nazioni) nel villaggio di San Martino Spino. I figli Rafael e Leon vennero ospitati da Silvio e Livia Borghi nel villaggio di Mortizzuolo, a cinque chilometri da Mirandola.
Raffaele Talvi, in una sua sua testimonianza, raccontò: “Borghi ci ha nascosto nella sua casa, nella stanza si uno dei bambini. A seguito dei controlli dei tedeschi, la situazione diventò pericolosa”. Così Borghi decise che sarebbero dovuti andare in Svizzera. Borghi fornì loro dei documenti falsi, li vestì con abiti meno modesti “in modo che non sembrassero rifugiati” ed, insieme a loro, si recò prima a Milano e, da lì, raggiunsero Cernobbio. A Cernobbio, la famiglia rimase a dormire presso l’abitazione di alcuni conoscenti di Borghi, Dino e Allegra Riva. Dovevano essere assolutamente silenziosi perché la pattuglia non li rilevasse. Nel momento ritenuto più opportuno, Borghi accompagnò i due ragazzi al confine con la Svizzera. I due giovani varcarono il confine grazie ad una fessura nella recinzione. Un poliziotto svizzero li trovò e li condusse in un campo profughi.

Borghi tornò a casa e, dopo un po’ di tempo, fece lo stesso percorso con la coppia Talvi e Almoslino. Alisa Alsmoslino raccontò nella sua testimonianza che ci furono problemi al confine: non era consentito a tutti entrare in Svizzera, solo a lei in quanto donna incinta. Lei si rifiutò di lasciare la famiglia e suo marito. Alla fine fu consentito a tutti di passare e partorì lì suo figlio.( vARESENEWS )

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