giovedì 17 marzo 2022

OMEOPATIA ,OVVERO PIRLATA SOLENNE ( DA PIRLA ....dialetto nostrano )

 



 Secondo uno studio appena pubblicato su BMJ Evidence Based Medicine le prove a favore dell’omeopatia fornite finora sono troppo scarse per dare credito alla tesi del “simile che cura il simile” proposta per la prima volta dal medico tedesco Samuel Hahnemann circa duecento anni fa, perché molti trial clinici non sono stati neanche registrati e tra quelli registrati in oltre un quarto dei casi l’outcome principale, ossia ciò che si voleva dimostrare inizialmente, è stato cambiato nel corso dello studio. 

Delle due l’una: l’omeopatia proprio non funziona, oppure se funziona non ne abbiamo le prove. E dal punto di vista della scienza cambia poco, pochissimo, anzi niente. Perché da Galileo Galilei in poi gli scienziati pretendono la dimostrazione dei fatti prima di accettare una verità. E nel caso dell’omeopatia la dimostrazione della sua efficacia non c’è.

Poco importa se non c’è perché effettivamente le medicine alternative non hanno alcun potere terapeutico o perché non si è ancora riuscito a dimostrare che ce l’abbiano. In base alle regole condivise dalla comunità scientifica l’onere della prova spetta al farmaco. L’omeopatia, in sostanza, deve dimostrare di essere efficace e la scienza deve valutare se la dimostrazione è convincente oppure no. La partita si gioca tutta sui trial clinici, le sperimentazioni che normalmente vengono registrate nelle apposite piattaforme dove sono indicati gli obiettivi prefissati (outcome), il numero di partecipanti e le modalità di indagine (randomizzazione, controllo con placebo, doppio cieco ecc…). ( Hd )


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