Si chiamava Avin Irfan Zahr aveva 38 anni: a raccontare la sua storia è Fundacja Dalog, un'organizzazione umanitaria cattolica che da settembre lavora per fornire assistenza ai migranti bloccati al confine tra Polonia e Bielorussia.
Nessun aiuto ai migranti, ingresso vietato a giornalisti e media indipendenti ma in compenso via libera per la caccia al cinghiale in quei boschi nonostante ci possano essere in giro anche disperati.
Ora un’altra storia tristissima mostra quando sia ingiusto e orribile quello che accade al confine della ‘civile’ Unione Europea.
Da giorni il bambino che portava in grembo non si muoveva più: troppo faticoso per una donna incinta al sesto mese trascorrere settimane nei boschi, senza cibo e acqua sufficienti e il freddo pungente di questa stagione.
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