giovedì 11 marzo 2021

Sui vaccini Zingaretti va veloce, Fontana arranca

 

 

Dimenticate il Nord che traina il Sud, la locomotiva e i vagoni. 
Sui vaccini, per esempio, il fronte più recente e strategico della battaglia contro il virus, il Lazio va veloce, la Lombardia arranca. L’Italia resta a due velocità, ma le parti si invertono. 

I numeri, prima di tutto

Alle 6 di stamattina, 10 marzo - dati del Ministero della Salute - la Lombardia aveva somministrato il 74,4% (pari a 884.068) delle dosi consegnate (1.187.610), il Lazio l’83%, ossia 580.547 di 692.660. Distanza evidente, dunque. Che rischia di allargarsi nelle settimane a venire

In Lombardia, dove la vaccinazione è partita in ritardo (ci ricordiamo  l’ex assessore al Welfare, Giulio Gallera, e la sua tesi che il piano non poteva essere anticipato perché il personale sanitario era in ferie?) e non si è ancora ingranata la marcia giusta .

Nei fatti lenta e gravata da equivoci e ritardi che non lasciano intravedere un cambio di passo oggi reso ancora più necessario dall’arrivo delle varianti e dal peggioramento complessivo dei dati del contagio. Venerdì 5 marzo risultava vaccinato meno di un terzo del personale scolastico (insegnanti, Ata e presidi), precisamente il 32,3 per cento mentre le persone vulnerabili dovranno aspettare.

Così capita che le prenotazioni cadano nel vuoto, che tra gli ultra80enni, a Bergamo, a Brescia, a Milano ci sia chi attende per giorni la convocazione, che centri vaccinali abbiano ritardi e difficoltà negli accessi e anziani vengano “spediti” a vaccinarsi a 30-40 chilometri di distanza da casa loro. Come aveva segnalato di recente Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile, dal 2 febbraio coordinatore della campagna vaccinale regionale, ammettendo “il problema delle prenotazioni e delle convocazioni per i vaccini soprattutto degli over ottanta, con il sistema che continua a funzionare male”. 

Fontana smarrito nel suo labirinto, Zingaretti punta sul modello vincente

Accolto nella Regione guidata da Attilio Fontana come colui che avrebbe sbloccato l’impasse nella quale, appena partita, la campagna vaccinale era già precipitata, in realtà “l’uomo delle emergenze” sta già facendo i conti con disguidi e intoppi derivati anche da decisioni politiche che hanno sollevato malumori e polemiche.

Zingaretti ha puntato su un’organizzazione molto stringente, in parte ispirata anche a quello che viene ritenuto il modello vincente ossia il metodo adottato da Israele. “Abbiamo fatto diverse call con la task force israeliana - spiegano ad HuffPost dalla Regione Lazio - da loro abbiamo tratto suggerimenti per iniettare le dosi che restano inutilizzate perché una percentuale di persone non si presenta all’appuntamento per vaccinarsi. Per evitare che vengano buttate o che finiscano ai cosiddetti “furbetti”, attiviamo immediatamente le Usca (le unità speciali di continuità assistenziali, ndr) che vanno a somministrare quei vaccini a domicilio”. E poi c’è “la carta vincente”, la decisione di procedere “per fasce d’età e non per categorie. In questo modo - è il ragionamento - si evitano lungaggini e intoppi nei quali gli altri si stanno perdendo”. Il criterio, come proposto dall’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, è stato recepito nel piano nazionale rimodulato con cui il governo si prepara a gestire la vaccinazione di massa. Capito Fontana?

Tratto da HUFFPOST/ Luciana Matarese 


 







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