lunedì 22 febbraio 2021

PERCHE' UCCIDERE UNA GRAN BRAVA PERSONA'?

 



Attentato nella Repubblica Democratica del Congo dove sono rimasti uccisi l'ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, che era nel convoglio con il diplomatico. Il militare aveva 30 anni, era in servizio presso l'ambasciata italiana dal settembre del 2020.

Attacco in Congo, uccisi l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, di Limbiate, e un carabiniere

Chi era Luca Attanasio, l'ambasciatore ucciso

Originario di Limbiate nel 1977, Attanasio - sposato e padre di tre figlie piccole - si era laureato con lode all’Università Luigi Bocconi e dopo un breve percorso professionale nella consulenza aziendale ed un master in Politica Internazionale, aveva intrapreso la carriera diplomatica nel 2003.

"-. All’estero è Capo dell’Ufficio Economico e Commerciale presso l’Ambasciata d’Italia a Berna (2006-2010) e Console Generale reggente a Casablanca, Marocco (2010-2013). Nel 2013 rientra alla Farnesina dove riceve l’incarico di Capo Segreteria della Direzione Generale per la Mondializzazione e gli Affari Globali".

Nel 2015 era tornato all'ambasciata d'Italia in Abuja, in Nigeria e dal 5 settembre 2017 è stato capo missione a Kinshasa, Repubblica. Dal 31 ottobre 2019 era stato confermato in sede in qualità di ambasciatore straordinario plenipotenziario.

Nell'ottobre 2020 aveva ricevuto il Premio internazionale Nassiriya per la Pace "per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli e per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari distinguendosi per l'altruismo, la dedizione e lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà".

"Tutto ciò che noi in Italia diamo per scontato - aveva detto l’ambasciatore in quell'occasione - non lo è in Congo dove purtroppo ci sono ancora tanti problemi da risolvere. Il ruolo dell’ambasciata è innanzitutto quello di stare vicino agli italiani ma anche contribuire per il raggiungimento della pace". La cerimonia, organizzata dall’associazione culturale "Elaia", si era tenuta in seduta straordinaria nella chiesa di San Marco Evangelista a Licusati, in provincia di Salerno.

Era stata premiata anche la moglie del diplomatico, Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria "Mama Sofia" che opera nelle aree più difficili del Congo salvando la vita ogni anno a centinaia di bambini e giovani madri. "Non si può essere ciechi davanti a situazioni difficili che hanno come protagonisti i bambini - aveva spiegato Zakia - è necessario agire per dare loro un futuro migliore. Cerchiamo, nel nostro piccolo, di ridisegnare il mondo".( Da Milano toda )




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