A 51 anni dal debutto, Mistero Buffo fa ancora discutere in certi ambienti.
Le polemiche su questo testo esplosero nel 1977 quando venne trasmesso dalla Rai.
Ma la storia della censura ai testi di Dario Fo iniziò molto prima, nel 1952 con il monologo di Poer Nano trasmesso alla radio. Poi fu il turno delle commedie Il dito nell’occhio e I sani da Legare che suscitarono l’attenzione della censura di Stato, come raccontano i due autori nel libro “Nuovo Manuale Minimo dell’Attore”.
Poi nel 1962 ci fu il celebre episodio di Canzonissima a seguito del quale Franca e Dario vennero “letteralmente cancellati dallo schermo televisivo per la bellezza di sedici anni, il che, nel mondo dello spettacolo, significa essere messi al bando per una vita.”
Poi Dario Fo nel 2009 decise di raccontare Giotto e nello spettacolo svelava uno dei segreti di Pulcinella: le meravigliose pitture della navata superiore della basilica di Assisi non sono opera di Giotto.
Lo spettacolo doveva essere messo in scena proprio ad Assisi, ma venne annullato dopo l’intervento del Vescovo. Alla fine si fece a Perugia difronte alla chiesa di San Francesco.
L’ultima delle censure vissute da Dario Fo fu quella che lui definì “un secondo Premio Nobel”, nel 2016 arrivò infatti la notizia che i testi della coppia Fo Rame erano stati inseriti – insieme a quelli di Shakespeare, Cechov e Brecht – nell’indice degli autori proibiti in Turchia. A questo proposito l’autore dichiarò “Quando si fa dell’autarchia culturale è un triste segno. Quando ci si accanisce contro il teatro, contro la cultura vuol dire che si ha paura del punto di vista degli altri. Che ci si sente in pericolo.”
Oggi il pensiero di Dario Fo e Franca Rame è ancora bandiera di libertà e libera circolazione delle idee, per questo la Fondazione Fo Rame, fedele ai propri obiettivi, invita ad aderire a questa petizione l’Italia migliore.
Il teatro è palcoscenico della vita, è da sempre strumento di diffusione della cultura, e censurare gli autori è come imbavagliare gli uomini. ( Poplle or Planet )
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