venerdì 24 gennaio 2020

41 ANNI FA I DELINQUENTI DELLE BRIGATE FASCISTE UCCIDEVANO IL COMPAGNO GUIDO ROSSA



GENOVA Il 24 gennaio 1979 i delinquenti della brigate fasciste uccidevano il sindacalista , nuovo partigiano  GUIDO ROSSA !

Operaio di origine veneta, visse per parecchi anni a Torino. Il suo primo impiego è a 14 anni come operaio in una fabbrica di cuscinetti a sfera, quindi alla Fiat di Torino come fresatore. Nel 1961 si trasferisce a Genova a lavorare per l'Italsider venendo, l'anno seguente, eletto nel consiglio di fabbrica per lFiom-Cgil. Iscritto al Partito Comunista Italiano, è sindacalista della CGIL all'Italsider di Genova-Cornigliano. Rossa era anche un esperto alpinista: uno dei principali componenti del "Gruppo alta montagna" del CAI Uget di Torino, fece parte del coordinamento della spedizione italiana, organizzata da Lino Andreotti nel 1963 in occasione del centenario del CAI, che tentò, senza riuscirvi, di conquistare in prima ascensione il Langtang Lirung (7225 m) nel Nepal

Presso la macchinetta distributrice di caffè dello stabilimento Italsider di Genova spesso si ritrovano depositati dei volantini delle Brigate Rosse furtivamente lasciati per scopi propagandistici. Rossa nota che l'operaio Francesco Berardi, addetto a distribuire le bolle di consegna nello stabilimento, si trova spesso nelle vicinanze del distributore. Il 25 ottobre 1978 gli operai trovano una copia dell'ultima risoluzione strategica brigatista, sempre vicino alle macchinette; Rossa nota un sospetto rigonfiamento sotto la giacca di Berardi, si reca negli uffici della vigilanza aziendale per segnalare il fatto e, all'uscita, una nuova copia della risoluzione brigatista è ritrovata su una finestra nel medesimo luogo.
Dopo un breve dibattito interno, l'armadietto di Berardi viene aperto ritrovandovi contenuti documenti brigatisti, volantini di rivendicazione di azioni compiute dalla BR e fogli con targhe d'auto appuntate. Guido Rossa decide di denunciare l'uomo, mentre gli altri due delegati si rifiutano, lasciandolo solo. Francesco Berardi cerca inutilmente di fuggire ma viene fermato dalla vigilanza della fabbrica; si dichiara subito prigioniero politico, viene consegnato ai carabinieri e arrestato. Guido Rossa mantiene la denuncia e testimonia al processo, nel quale Berardi (morto suicida in carcere) viene condannato a quattro anni e mezzo di reclusione. Temendo una vendetta dei brigatisti, il sindacato offre per alcuni mesi a Rossa una scorta, formata da operai volontari dell'Italsider, a cui lo stesso Rossa in seguito rinuncia.

Il 24 gennaio 1979 alle 6:35 del mattino, Guido Rossa esce dalla sua casa in via Ischia 4 a Genova per recarsi al lavoro con la sua Fiat 850. Ad attenderlo su un furgone Fiat 238 parcheggiato dietro c'è un commando composto da Riccardo DuraVincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi. I brigatisti gli sparano uccidendolo.] È la prima volta che le Brigate Rosse decidono di colpire un sindacalista organico alla sinistra italiana e l'omicidio sarà seguito da una forte reazione da parte di partiti e sindacati e della società civile, in particolare quella legata al partito comunista.
Al funerale, cui PARTECIPAMMO 250 000 persone, presenzia il Presidente della Repubblica Sandro Pertini in un'atmosfera molto tesa. Dopo la cerimonia Pertini chiede di incontrare i “camalli” (gli scaricatori del porto di Genova). Racconta Antonio Ghirelli, all'epoca portavoce del Quirinale, che il Presidente era stato avvisato che in quell'ambiente c'era chi simpatizzava con le Brigate Rosse, ma che Pertini rispose che “proprio per quello li voleva incontrare”. Il Presidente entrò in un grande garage pieno di gente, “saltò letteralmente sulla pedana” e con voce ferma disse: “Non vi parla il Presidente della Repubblica, vi parla il compagno Pertini. Io le Brigate Rosse le ho conosciute: hanno combattuto con me contro i fascisti, non contro i democratici. Vergogna!”. Ci fu un momento di silenzio, poi un lungo applauso. La salma di Rossa venne infine tumulata presso il cimitero monumentale di Staglieno.

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