sabato 16 novembre 2019

GRAMELLINI SUL CORRIERE DI OGGI



desc imgMentre gira l’Emilia-Romagna con una candidata che tratta da valletta muta, quasi un fondale per i suoi comizi, il capobranco della Lega trova sempre modo di dire qualcosa di inutilmente scortese sulle donne che hanno patito un’ingiustizia. Appena gli chiedono della scorta a Liliana Segre, risponde che anche lui è oggetto di minacce, come se non fosse in grado di distinguere tra la condizione di un leader politico, che per attitudine e ruolo divide gli animi, e quella di una persona che non ha mai provocato nessuno e dall’età di sei anni viene insultata solo per il fatto di essere ebrea. Quando poi gli sollecitano un commento sulla sentenza che ha punito i vessatori del fratello di Ilaria Cucchi, se ne esce con una frase stonata sulla droga che fa male, suggerendo una connessione inaccettabile tra i vizi della vittima e il trattamento subito in carcere.

In entrambi i casi sarebbe stato più semplice esprimere solidarietà. Ma Salvini, a cui certo l’intelligenza politica non fa difetto, sembrerebbe desolatamente privo di intelligenza emotiva. Lui e i suoi cantori la considereranno una malattia esantematica o un capriccio da femminucce. Invece consiste nella capacità di provare empatia. Quella che ha indotto un carabiniere, dopo la condanna dei suoi colleghi, a baciare la mano di Ilaria Cucchi. Salvini, al massimo, in mano le avrebbe dato un telefonino per scattare un selfie, stando attento a tagliarla fuori dall’inquadratura.

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