lunedì 12 agosto 2019

RIBELLI AMBIENTALI CONTRO L'ESTINZIONE



XR, Extinction Rebellion, Ribellarsi all’Estinzione. Questo il nome, il programma del movimento ambientalista nato nell’ottobre del 2018 a Londra, oggi di dimensioni globali e diffuso in 28 stati. Il messaggio è semplice: i governi non sono in grado di contrastare efficacemente la crisi climatica, perché non adottano una visione a lungo termine, dunque è compito dei cittadini intervenire, attraverso azioni di disobbedienza civile, per portare dei cambiamenti tangibili.
Se oggi tantissime le persone che hanno preso parte alla “rivolta”, all’inizio, non si trattava che di un piccolo gruppo: pochi intellettuali e attivisti inglesi, riuniti per discutere di quale fosse il modo più efficace per contrastare la gravità della crisi climatica e ambientale. Il 31 ottobre 2018, una prima massa critica si è riunita nella Piazza del Parlamento britannico per annunciare una “Dichiarazione di Ribellione” nei confronti del governo. Ci si attendeva 200 persone, ne sono arrivate 1500. In poche settimane, i ribelli erano oltre 6000 e le azioni dimostrative sempre più d’impatto: cinque dei più importanti ponti sul Tamigi sono stati bloccati, i manifestanti hanno piantato alberi nelle principali piazze della capitale britannica, si sono incatenati ai cancelli di Buckingham Palace mentre leggevano una lettera indirizzata alla Regina. Da nazionale, in breve la rivolta è diventata internazionale, e nel mese di aprile 2019 erano centinaia di migliaia le persone, in tutto il mondo, che hanno aderito alle “settimane dei ribelli”.



Il simbolo del movimento è una clessidra inscritta in un cerchio, come un richiamo al tempo che passa, velocemente e inesorabilmente, mentre nessuno agisce. I militanti del movimento definiscono la situazione attuale – con l’appoggio dichiarato di molti scienziati di tutto il mondo, che da tempo pubblicano indagini, studi e rapporti dai toni allarmisti – una vera e propria “emergenza”, dalla quale ormai si può uscire solo attraverso azioni estreme. Di fatto, XR, come altri movimenti radicali nati negli ultimi anni, rifiuta l’approccio tradizionale delle associazioni e i gruppi ambientalisti e mira a sensibilizzare piuttosto attraverso lo shock e la sorpresa. I cosiddetti die-in di massa (i manifestanti si gettano a terra fingendo di essere morti), gli assalti alle sedi delle multinazionali che fanno uso dei carburanti fossili, i boicot sono solo alcuni esempi, di un comportamento collettivo che, per attirare l’attenzione, per comunicare, si spinge anche a violare le leggi.
L’obiettivo generale è ottenere visibilità ed essere ascoltati: le azioni dei manifestanti, fin dall’inizio sono state coordinate in maniera estremamente strategicaSi è supposto che, le autorità, di fronte a dimostrazioni di disobbedienza civile si troveranno di fronte a un bivio: da una parte la non-azione, con il rischio che la rivolta si ingrandisca, dall’altra l’azione repressiva, che però aumenta la visibilità, così come la solidarietà, nei confronti del movimento. Nell’impossibilità di prendere una decisione, l’unica opzione viabile per le istituzioni diventerà la trattativa, ovvero il compromesso. (Da  Enzo Favoino )

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