BARI-Calci e pugni in testa e all'addome. Un'aggressione compiuta nel pieno del pomeriggio, poco prima delle sette, su una delle strade più trafficate della città da parte di diverse persone, senza che nessuno intervenisse a difesa della vittima. A denunciare l'episodio è Edith Tro, ivoriana d'origine e barese d'adozione, in Italia da trent'anni, impiegata nel settore della ristorazione a bordo dei treni.
"Lo scorso mercoledì 20 febbraio tornavo a casa da lavoro a piedi nel sottopasso Duca degli Abruzzi, parlando al telefono - racconta la signora, madre di un ragazzo di 27 anni e di una bimba di 9 - quando ho dovuto chiedere più volte 'permessò per superare un gruppo di cinque, forse sei donne di età compresa tra 25 e 50 anni, che parlavano in dialetto urlando". Di fronte alla mancata risposta, Edith Tro ha superato l'ostacolo scendendo dal marciapiede.
"Nonostante mi sia lanciata per strada, nessuno si è fermato ad aiutarmi - è il dispiacere di Edith - e la rabbia è cresciuta quando è arrivata l'ambulanza del 118, chiamata dai miei soccorritori. La donna a bordo, forse un'infermiera, ha messo in dubbio il mio racconto, insinuando che volessi andare in ospedale solo per godere dell'infortunio sul lavoro. Diceva che dovevo solo ringraziare se stavo lavorando. Se dicevo che avevo preso colpi dappertutto, mi rispondeva che non poteva mica farmi i raggi dalla testa ai piedi. Si è arrabbiata perché le ho detto che secondo me si trattava di un'aggressione a sfondo razziale, sostenendo che non potevo dirlo visto che anche gli immigrati parlano in dialetto".( La Repubblica. Ansa )
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