giovedì 14 giugno 2018

ONESTA' : PD BATTE M5S - ...

MASSIMO GRAMELLINI

A Milano non si usa. Così l’assessore Pierfrancesco Maran ha risposto al palazzinaro romano Luca Parnasi che cercava di corromperlo con una casa. Probabilmente si è trattato di un’avance giocata sul filo dell’allusione, altrimenti uno come lui sarebbe corso a denunciarla. Di sicuro Maran ha respinto le profferte immobiliari con parole che nessuno immaginava di poter sentire sulla bocca di un politico ignaro di essere intercettato: «Non voglio prendere in giro i miei elettori». Tanto che l’intrallazzatore in trasferta - ferito nel valore che gli era più caro, la faccia tosta - se n’è uscito con un commento alla De Sica: «Sembravamo quei romani dei film quando vanno a Milano». 
Sarebbe facile dargli ragione su un giornale stampato nel cuore della Lombardia. Invece, metabolizzata la legittima botta di orgoglio, è giusto ricordare che, per quanto il contesto abbia la sua importanza, la differenza tra un onesto e un corrotto non la fa la geografia, ma la storia individuale. Se proprio si vuole attingere a un luogo comune, Maran sembra piuttosto smentire quello secondo cui i politici di professione sono tutti ladri. Nella sua ancora giovane vita, l’assessore milanese PD   ha fatto sempre e solo politica: dai consigli di istituto a quelli di quartiere, fino all’assessorato. Ma a differenza di certe matricole, rivelatesi più sensibili di lui al fascino di Parnasi, non ha mai menato vanto della propria onestà. Si è limitato a praticarla. Cercando di aggiungervi, quando possibile, un po’ di bravura. 

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