mercoledì 27 aprile 2016

UCCISI DALLE ACCISE !

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Una tabella pubblicata su Internazionale mi informa delle principali accise (imposte di scopo introdotte sul piano teorico a titolo temporaneo) che gravano sul prezzo dei carburanti.
Le maggiori voci sono associate alla necessità di far fronte a catastrofi: Disastro del Vajont, 1963; Alluvione di Firenze (1966); Terremoti del Belice (1968), del Friuli (1976), dell'Irpinia (1980), dell'Aquila (2009) e dell'Emilia-Romagna (2012). Altre voci si associano a vicende belliche: Guerra d'Etiopia (1935); Crisi di Suez (1956); Guerra in Libano (1983); Missione in Bosnia (1996).
In ambedue i casi gli effetti sono esauriti da tempo. La guerra d'Etiopia si è conclusa 80 anni fa, ma per i governi e per le tasche dei consumatori siamo ancora lì ad uccidere con il gas nervino centinaia di migliaia di etiopi canticchiando "Faccetta nera".
Gli ultimi due gruppi di accise sono legati o ad emergenze umanitarie (sbarchi di migranti dopo la crisi libica, 2011) o a necessità finanziarie: Rinnovo del contratto degli autoferrotramvieri (2004); Acquisto di bus ecologici (2005); Finanziamenti alla cultura (2011); Decreto Salva-Italia (2011). Qui almeno gli scopi hanno un senso, almeno sulla carta.
I regimi e i governi cambiano; ma la filosofia di fondo - vivere in perenne emergenza, e prelevare risorse gravando sui consumi di carburanti - resta la stessa.( Valerio Crugnola )


Se prendiamo a riferimento i due principali carburanti, la componente fiscale pesa per oltre la metà del prezzo alla pompa per la benzina senza piombo (circa 53 per cento) e poco meno della metà per il gasolio auto (46 per cento circa).
Il resto è dato dal costo internazionale del petrolio, dai guadagni dei petrolieri ( tanti ) e dai guadagni dei gestori dei singoli impianti ( pochi )

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