
Sette ginecologi su dieci in Italia sono obiettori di coscienza. Scelgono cioè di non praticare l'interruzione volontaria di gravidanza. Spesso non sono neppure stati formati per farlo. Un dato sconcertante e in aumento, come segnalano i dati 2015 del ministero della Salute riferiti al periodo 2013-2014. Dal 2005 al 2013 la massa degli obiettori è passata dal 59% al 70%. Un dato talmente peculiare rispetto agli altri Paesi europei, che il sito del Guardian ha ripreso la notizia.
Il caso italiano è infatti un'eccezione. Un recente sondaggio Ipsos ha rilevato che, dopo la Polonia, siamo il Paese dove è più diffusa la convinzione che l'aborto non dovrebbe essere legale se non quando è in pericolo la vita della madre. Un'idea che riguarda circa il 15% degli Italiani, rispetto all'1% degli Svedesi, il 3% dei Francesi, il 5% degli Inglesi e il 6% dei Tedeschi. Diversi studi e gli stessi ginecologi suggeriscono che non sia solo una questione di credo religioso, ma di opportunità professionali e di avanzamento di carriera. Alcuni medici infatti preferiscono non essere associati a eventi così spiacevoli, temendo di perdere pazienti. Altri temono, trovandosi in pochi, di vedere la propria attività limitarsi a quello.( hp .)
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