mercoledì 4 febbraio 2015

BUS SCORTATO DALLA POLIZIA COMUNALE MULTATO DALLA POLIZIA PROVINCIALE !



LIVORNO -È il 15 aprile 2011, sono le 19, e a bordo del bus della Labronica, ditta di trasporti in via dei Condotti vecchi gestita da Gabriele Gemignani, c’è la prima squadra del Livorno calcio. 
A un tratto, entrati in superstrada, pullman e pattuglie passano davanti a un autovelox. In quel punto il limite di velocità è di 80 chilometri orari, il bus va un po’ più veloce, tra 90 e 95. La velocità dettata dalla scorta. La macchinetta è automatica e il flash ineluttabile: la foto immortala (come si vede nel grafico sopra) il bus e i vigili che lo precedono. Importo, 159 euro.
Due settimane dopo, stesso copione: il 29 aprile 2011, infatti, il bus del Livorno calcio passa di nuovo sulla FiPiLi e ancora una volta trova sulla sua strada l’autovelox della polizia provinciale, che non perdona. Altro giro altra multa. L’importo stavolta è di 639 euro.
Ma non finisce qua. Ad agosto dello stesso anno, la Labronica bus è di nuovo nel mirino della polizia provinciale: la ditta non ha comunicato i dati del conducente dell’autobus. Ed ecco che scatta un’ulteriore sanzione, il cui ammontare finale è di 537,50 euro. Il totale, tra spese di notifiche e diritti, è di 1396,26 euro, importo che poi sale ancora per un’ulteriore maggiorazione.
«Alla fine ho pagato 1480 euro - dice Gabriele Gemignani della Labronica bus - Gli importi, già alti, sono schizzati alle stelle perché, secondo la polizia provinciale, io avrei pagato in ritardo. Ma il punto è un altro, anzi le questioni sono due: prima di tutto, quando un bus è scortato dalle forze dell’ordine, la velocità di marcia la detta scorta che si regola in base alla sicurezza stradale: si parla comunque dell’ordine di 10, massimo 15 chilometri orari oltre il consentito, anche perché i nostri mezzi a più di 100 non possono andare. E poi c’è un’altra cosa: a me le notifiche dei verbali non sono mai arrivati: infatti, quando sono andato a verificare di persona, ho constatato che le cartoline erano bianche, nel senso che non erano firmate da me. E non lo erano perché non mi sono mai giunte».
Intanto, tra una mancata notifica e l’altra, passano gli anni, finché a metà dicembre scorso, arriva quello che Gemignani definisce «l’ultimo atto di un errore burocratico»: raccomandata con preavviso di fermo di beni mobili registrati, «che nel caso specifico - dice l’imprenditore - vuol dire il fermo di un pullman che mi serve per lavorare... A quel punto ho dovuto pagare».

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