domenica 20 luglio 2014

INSEGNANTE LESBICA : LE SUORE ,PAGATE COI SOLDI NOSTRI NON RINNOVANO IL CONTRATTO

Ogni anno questo ed altri governi tagliano i fondi alle scuole pubbliche ed invece foraggiano le scuole cattoliche cosiddette " paritarie ".
A Trento la suora superiora non ha rinnovato il contratto ad una professoressa dopo che questa si era rifiutata di ammettere le sue " colpe ".
Intervista alla professoressa da parte del giornale L'Adige

Professoressa, da quanto tempo insegnava al Sacro Cuore?
«Da diversi anni.»
E quando le è stato comunicato che il contratto non sarebbe stato rinnovato?
«Dopo la conclusione della scuola. Ma in realtà non si tratta di un mancato rinnovo perché semplicemente era scaduto quello in essere. Quindi non c'era nemmeno la necessità di una comunicazione da parte della scuola, visto che la rescissione sarebbe stata implicita. Invece sono stata chiamata per un colloquio».
Da parte di chi?
«Della madre superiora».
E cosa le ha detto?
«Mi ha detto chiaramente che c'erano delle voci sul mio comportamento sessuale e che era necessaria una mia smentita per ottenere un rinnovo».
Una smentita pubblica o una smentita alla madre superiora in quel momento.
«Credo che mi fosse semplicemente richiesta una smentita in quel momento, ma io ho risposto che non era il caso e che non avrei detto assolutamente nulla sul mio orientamento sessuale. Perché ovviamente il problema non è se io sono o non sono lesbica ma il fatto che mi venga chiesto e che da questo fatto privato dipenda il rinnovo di un contratto di lavoro».

Com'era stato finora il suo rapporto di lavoro con la scuola?
«La scuola ha sempre detto di essere più che soddisfatta del mio operato, anche nella stessa sede del colloquio. E posso dire che anche le famiglie dei miei studenti da quanto so erano molto soddisfatte del mio lavoro».
È rimasta sorpresa delle domande della madre superiora?
«In verità c'erano state situazioni in passato in cui in generale si faceva cenno a discorsi di questo tipo. Diciamo che ho trovato la sua richiesta un mero esercizio di potere, visto che nessuno può intrufolarsi nel mio letto».
Dunque lei non ha voluto rispondere ed è stata congedata?
«La persona con cui parlavo ha cercato di farmi capire che il problema poteva comunque essere superato "adoperandosi - le cito le testuali parole - per risolverlo", come se si stesse parlando di una qualche malattia».
E poi?
«Poi me ne sono andata».
Perché ha voluto rendere pubblica la vicenda?
«Perché volevo si sapesse che c'è un istituto che intende indagare in maniera inquisitoria l'orientamento sessuale dei docenti mettendosi contro la Costituzione. E se lo fa con i professori mi chiedo perché non dovrebbe farlo anche con gli studenti».
Lei ha trovato un altro lavoro?
«Al momento sono disoccupata».

Questo il racconto della diretta interessata. La madre superiora, Eugenia Libratore, affida la sua risposta a uno scarno comunicato nel quale in realtà non fa cenno alcuno alle accuse di discriminazione ma afferma semplicemente di aver rispettato le regole contrattuali e aver affrontato la difficile contingenza economica «senza alcun provvedimento di licenziamento ma esclusivamente con provvedimenti di riduzione di orario per cause di forza maggiore».
I Comitati per l'Altra Europa con Tsipras lanciano invece un appello al presidente della giunta provinciale, chiedendogli di intervenire subito contro questo «atto di discriminazione» e di prevedere un investimento culturale e sociale che favorisca la scuola pubblica. In un secondo comunicato Sinistra, Ecologia e Libertà, esprimendo solidarietà alla docente, chiede a Rossi anche un intervento di pubbliche scuse.

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