“ Ambrosia, la nuova
peste “ :così l’ha definita oggi il primario di Pneumologia
dell’ospedale di Circolo di Varese Fausto Colombo , mentre noi avevamo semplicemente indicato
una “ emergenza sanitaria” di altissimo
livello .
Per gli antichi greci il nome ambrosia rievocava la dolce
bevanda degli dei , per noi è una parola foriera di sventura sanitarie .
Ora apprendiamo che è stato organizzato a livello regionale
un convegno dal titolo “Allergia da ambrosia:15 anni di prevenzione “.
Presenti i massimi vertici della sanità lombarda , si è
preso atto ,nei fatti, che la prevenzione è stata una chimera .
Infatti , da quando circa vent’anni fa questo arbusto
maledetto dal nome dolce è “ sbarcato “
a Malpensa ha allungato i propri tentacoli fino a ghermire le province di
Milano, Como, Pavia …
Puntualmente l’assessorato regionale emette le proprie
,inefficaci ,linee guida; puntualmente la situazione sanitaria peggiora di anno
in anno .
Di chi sono le responsabilità ?
Ogni anno si ripetono
gli inutili riti di Regione, Asl, Comuni .
Ognuno fa quel minimo che compete ed il risultato è nel
peggioramento della salute di tutti !
La Regione emette le linee ( inefficaci ) , le ASL dicono ai
comuni d emettere le ordinanze di sfalcio e tutti vissero felici e contenti
,tranne il 7% della popolazione affetta
da allergia da ambrosia .
Nessuno ha il coraggio di denunciare l’inefficacia di tale
modo di operare .
Nessuno fa un consuntivo di fine anno circa l’attuazione pratica
delle ordinanze sindacali .
Quanti cittadini hanno disubbidito ? Quante volte i comuni
sono intervenuti ponendo poi i costi
dell’operazione a carico dei cittadini ? Infine quali sono stati i sindaci che
si sono autodenunciati in quanto non hanno provveduto allo sfalcio lungo le
strade di loro competenza ?
In tutto questo manca , a mio avviso , l’azione informativa
capillare verso gli amministrati : conferenze con esperti, pieghevoli
inviata a casa, manifesti illustrativi affissi sui tabelloni
pubblicitari …
Un problema sanitario di tale rilevanza ( allergie, asma
bronchiale allergica ,….ricoveri ospedalieri ..) deve essere trattato in
maniera incisiva e non come una delle tante emergenze come capita .ad esempio ,
con la carenza d’acqua estiva .
Una ordinanza non
basta a fermare la diffusione dell’ambrosia !
Piuttosto che ordinanze sindacali, sarebbe utile che i
sindaci , i vari assessori alla sanità( regionale , provinciale , comunali )
riconoscano innanzitutto nell’ ambrosia un reale problema di sanità pubblica e di conseguenza
mettano in campo le strategie atte a circoscrivere , debellare un fenomeno che
si sta diffondendo a macchia d’olio . Ed è già tardi .
Penso ad una tansk-force composta da medici allergologi degli ospedali varesini, dell’ASL , medici di base, agronomi, assessori
comunali….. ,esperti che : a) studino nei particolari la diffusione del fenomeno nel nostro
territorio ;
b) collaborino coi
comuni a stabilire una mappatura del fenomeno ;
c) promuovano una capillare opera di
informazione sulla tipologia della
pianta e sulla pericolosità dei suo polline , mediante incontri con la
popolazione , diffusione di pieghevoli semplici e ben illustrati.
d) promuovano una
capillare opera di informazione presso il personale
dei comuni che operano sul territorio ( vigili urbani ….) .
Inoltre, al termine della stagione, la Regione chieda conto,
tramite le ASL , dei risultati delle iniziative territoriali .
A questo punto ci sta anche l’ordinanza dei sindaci , significando innanzitutto che sia il
terreno pubblico il primo ad essere bonificato.
Dott. Andrea Bagaglio .
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