In quel tempo,nel 2001 , il Comune di Trapani vantava un credito – non si sa bene sulla base di quale sentenza – equivalente a 25mila euro a carico della ditta Trapani Corredi. Fu fatto un pignoramento e quindi il Comune ottenne, a garanzia del proprio credito, una serie di abiti da sposa. Gli abiti, poi, si sarebbero dovuti vendere all'asta e, dal ricavato, trattenere il credito e versare al debitore quanto in eccesso.
Il Comune decise di conservare gli abiti da sposa in una stanza dell'autoparco comunale, nominò un operatore ecologico come custode e … si dimenticò, come al solito, degli abiti da sposa.
Un bel giorno, quando pensò di indire l'asta, la sorpresa: gli abiti da sposa erano spariti! Qualche disonesto, probabilmente, cogli abiti, ci aveva sposato la figliola! L'inchiesta interna non aveva mai individuato i colpevoli, però.
Ne seguì una causa con la Trapani Corredi, dato che gli abiti non erano del Comune ma semplicemente erano trattenuti a garanzia del credito, conclusa, recentemente, la scorsa primavera, con la sentenza sfavorevole all'Ente. Il Comune, ora, da creditore, è debitore di 25mila euro alla Trapani Corredi.
E' da due sedute che il Consiglio Comunale di Trapani tratta del debito, ma senza ricavare il classico “ragno dal buco”. Non si vuole “riconoscere” il debito perché ci sono i pareri negativi dei tecnici; non lo si può respingere perché è presente una sentenza della Giustizia. Dopo ore di dibattito inconcludente, per sbloccare i lavori dell'Aula, dopo il rifiuto dell'Amministrazione di “ritirare” l'Atto, dopo il rifiuto del dirigente proponente (il comandante Francesco Guarano), è stato il segretario Aldo Messina a togliere le “castagne dal fuoco”.
Degli abiti da sposa si tornerà a parlare il mese prossimo.
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