mercoledì 13 novembre 2013

LIDIA RAVERA E GLI INTEGRALISTI DAI SEPOLCRI IMBIANCATI

«È da più di 30 anni che lo ripetiamo: abortire è una sofferenza psichica, un sacrificio delle propria integrità fisica e mentale, uno scacco, un’amputazione. Ci si ricorre quando un’incidente, un’emergenza, un problema di salute o l’estrema giovinezza o la disinformazione impediscono il funzionamento del metodo anticoncezionale.

Si ricorre all’aborto quando qualcosa va storto nella relazione con l’uomo che dovrebbe diventare l’altro genitore. Quando la gravidanza è frutto di violenza, fisica o psichica. Si abortisce quando si è troppo povere, o fragili. Si abortisce perché diventare madre è una responsabilità enorme e non tutte non sempre decidono di farsene carico. Si abortisce con dolore, sempre, in ogni caso, quando l’aborto è volontario e quando è spontaneo.»

Sono parole di Lidia Ravera, tratte dal suo articolo sull’Huffington Post che ha fatto levare cori di “vergogna”, “scandalo”, “oscenità”, fino alla richiesta di dimissioni dall’incarico di assessora alla Cultura della Regione Lazio da parte dei movimenti pro-life, dell’ex sindaco Gianni Alemanno, del candidato sconfitto alle elezioni Francesco Storace. Riportiamo queste parole perché – al di là di prese di posizione che possono risultare sgradite – sappia di cosa sta parlando chi le lancia accuse di insensibilità e denigrazione nei confronti delle donne e dei vissuti familiari, chi le imputa di aver espresso giudizi offensivi e lesivi dei diritti altrui. Lidia Ravera ha criticato con forza Matteo Renzi, che si candida a guidare il Centrosinistra, per aver approvato l’iniziativa di istituire un “cimiterino” per i non nati. L’ha criticato non solo sulla base delle proprie convinzioni, che sono legittime e ha la piena libertà di esprimere, ma anche sulla base di una legge dello Stato, la legge 194, di cui il nostro paese rischia di fare carta straccia impedendone de facto l’applicazione, e che lei ritiene messa ulteriormente sotto attacco da simili iniziative di «compassionevole aggressione alle mamme mancate».

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