
Le coste italiane sono sotto costante minaccia.
Oltre il 55% delle aree costiere trasformate per sempre dal cemento. Record negativo di Lazio e Abruzzo che hanno perso il 63% di litorale Dal 1985 ad oggi, malgrado i vincoli della Legge Galasso, cancellati 160 chilometri di coste.
Abruzzo e Lazio detengono il record negativo con oltre il 63% di coste trasformate. In particolare in Abruzzo sono ben 91 i km di costa irreversibilmente modificati rispetto ad un totale di 143 km. Tra le infrastrutture, nate o ampliatesi negli anni scorsi, spiccano i porti di Pescara, Giulianova, Ortona e Vasto. Ma in questa regione l’aspetto più impressionante è che il paesaggio costiero “ancora” libero sia protetto solo parzialmente, solo il 9% dell’intera costa abruzzese risulta essere infatti area protetta. Situazione preoccupante anche nelLazio, dove su un totale di 329 km, 208 km risultano essere trasformati ad usi urbani e infrastrutturali. Senza contare che l’urbanizzazione realizzata successivamente all’entrata in vigore della Legge Galasso ha portato alla cancellazione di ben 41 km i costa, cioè il 20% dell’intera urbanizzazione esistente. I tratti di costa in cui i valori di consumo di suolo sono più alti, sono quelli che vanno da Salto Corvino a Terracina, da Anzio a Torvaianica.
Passando alle altre regioni, in Emilia-Romagna il 58,1% delle coste sono state trasformare e 140km totali di costa ben 82 km sono stati urbanizzati sui 141 totali. In particolare da Cesena a Cattolica, tra il 1988 ed il 2011, si è registrato un aumento di costruzioni anche alle spalle della linea costiera. Dati negativi riguardano anche la Sicilia, le Marche e laCampania, dove sono stati mangiati rispettivamente il 57,7%, il 54,4% e il 50,3% di coste totali. In particolare in Sicilia emblematico è il caso del tratto tra Fiume Grande e Capo, nei pressi di Cefalù, in precedenza caratterizzato da aree verdi. Anche in Molise i dati sono preoccupanti, con ben il 48,6% di coste trasformate. Nonostante la costa molisana sia di modesta lunghezza (35 km), nel corso degli ultimi 25 anni risulta essere tra le più aggredite dalla cementificazione registrando tra il 1988 ed il 2011 un aumento di consumo di suolo costiero del 28,6%. Infine c’è il Veneto con il 36% di coste mangiate dal cemento, un dato molto più basso rispetto alle altre Regioni prese in esame grazie al peso rilevante che ha avuto la morfologia costiera con la laguna veneta e il delta del Po’ hanno nel limitare l’espansione del cemento.
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