giovedì 10 novembre 2011

PROCESSO ETERNIT . GUARINIELLO :C'E' STATO DOLO INTENZIONALE

“Gli imputati hanno accettato il disastro e hanno finito per agire con dolo intenzionale”. Lo ha detto il Pubblico Ministero Raffaele Guariniello nell’ udienza di lunedì del processo che vede imputati il miliardario svizzero Stefan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis de Cartier, 90 anni. Gli alti dirigenti della multinazionale dell’ amianto Eternit sono a giudizio per le migliaia di vittime dell’ amianto, lavoratori ed abitanti di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), i quattro stabilimenti italiani dell’ azienda.
Per entrambi la richiesta di pena era stata di 20 anni di reclusione per i reati di disastro doloso 



e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.
“Nella mia carriera di pubblico ministero”, ha detto Guariniello, “non avevo mai chiesto condanne tanto elevate. Questa volta l’ ho fatto per l’ intensità dell’ elemento soggettivo e per il prolungamento del comportamento degli imputati nel tempo”.
Secondo l’ accusa, i morti correlati all’ esposizione all’ amianto degli stabilimenti della Eternit sono stati quasi 3 mila.
Per il Pubblico Ministero Sara Panelli, Stefan Schmidheiny e Louis De Cartier avevano potere decisionale diretto sugli stabilimenti del gruppo Eternit e non è possibile sostenere che il loro ruolo fosse marginale o inesistente, come hanno dichiarato le difese.
“Il barone de Cartier”, ha detto Panelli, “si autonominò nel consiglio d’ amministrazione della Eternit nel 1971, manifestando una chiara volontà operativa e, durante gli anni, crebbe in lui la piena consapevolezza del disastro causato dagli stabilimenti italiani del gruppo”.
Per quanto riguarda Schmidheiny, invece, “non è pensabile”, ha sostenuto il P.M., “che avesse peso decisionale soltanto nelle questioni planetarie, in quanto era pienamente inserito nella gestione quotidiana delle imprese del gruppo, di cui è stato un amministratore di fatto. A lui si deve la creazione di un sistema di comunicazione per difendere l’ amianto anche quando si conosceva ormai la pericolosità di tale materiale, esponendo i lavoratori e il territorio all’ inquinamento”.
L’ attenzione è alta sul maxi-processo di Torino che vede ben 6.000 parti civili costituitesi e che rappresenta un importante precedente anche per le cause aperte all’ estero su morti da amianto.

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