NO ALLE SUPER-RETRIBUZIONI ED AI PLURI-INCARICHI NELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE.
Per ovviare al
guazzabuglio dei vergognosi fenomeni sopra enunciati, che gridano vendetta al
cielo (Mastrapasqua ne è un fulgido esempio), e ridurre l’eccessivo e ingiustificato
divario retributivo tra dirigenti e
subordinati, basterebbe varare un solo
articolo di legge di questo tenore:
“Chiunque nella Pubblica
Amministrazione ricopra incarichi
dirigenziali o di consulenza o
quant’altro (in Enti pubblici o in Aziende e Società partecipate o
controllate) non può percepire annualmente una somma di emolumenti
(retribuzioni, onorari o altro) per un
totale che superi di dieci (o quindici
?) volte lo stipendio annuo lordo del dipendente della qualifica più
bassa”.
Basterebbe questa
semplice norma per ridurre automaticamente il numero dei pluri-incarichi e
sopratutto l’odiosa disparità retributiva oggi esistente tra i vari soggetti
che a vario titolo operano nella P.A., moralizzando una situazione divenuta
ormai intollerabile eticamente e insostenibile per le finanze pubbliche.
Se poi un simile
provvedimento venisse introdotto anche nel comparto lavorativo privato (e nelle
Fondazioni), riducendo certe esagerate e assurde retribuzioni di dirigenti, si
otterrebbe un notevole risparmio per le Aziende che potrebbero così ridurre i
costi di produzione e resistere meglio alla concorrenza, evitando anche tanti
licenziamenti.
Vedremo se, dopo
tante chiacchiere inconcludenti, ci sarà un partito o un sindacato che si farà
promotore di una simile iniziativa. Attendiamo fiduciosi.
Varese, 8 febbraio 2014
Giovanni
Dotti e Martino Pirone
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