lunedì 6 dicembre 2021

ROGO Thyssen DI 14 ANNI FA :LA CLASSE OPERAIA BRUCIATA VIVA PER I PROFITTI DEI PADRONI

 



TORINO - In questi anni via via si è spenta l'attenzione sulla nostra tragedia". A dirlo è stata Rosina Demasi, mamma di Giuseppe Demasi, una delle sette vittime del rogo della Thyssen. Parole amare che sono state pronunciate durante la commemorazione della strage che è stata organizzata nell'ambito delle Settimane della Sicurezza al Cimitero Monumentale di Torino. 

Aspettano giustizia da 14 anni. A volte hanno creduto di essere vicini dall'ottenerla, ma poi si sono dovuti ricredere. Sono i parenti di Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone, i sette operai della Thyssen che nella notte tra il 5 e il 6 dicembre del 2007 vennero uccisi dalle fiamme che avvolsero lo stabilimento di corso Regina Margherita a Torino. 

"È insopportabile che gli imprenditori che uccidono i lavoratori non vadano in galera", ha detto Laura Rodinò, sorella di Rosario, "Vogliamo giustizia per le vittime ThyssenKrupp: l'amministratore delegato Harald Espenhahn deve andare in carcere in Germania. Non è una vendetta, ma giustizia".

"Rieccheggiano nelle mie orecchi le tante, troppe parole ascoltate in questi anni. False rassicurazioni di chi, fortunatamente per loro, non pianhe un figlio morto bruciato. Ve lo confesso. Mi sento ingenua e tradita", continua Rosina Demasi nel suo lungo intervento. Parole, le sue, taglienti come il freddo della mattinata e che puntano dritto al cuore dello Stato che sarebbe stato troppe volte assente e che avrebbe fatto finta di occuparsi della tragedia sedando "i momenti scomodi". 

Siamo al punto di partenza nell'attesa di una giustizia che si compia", ha continuato la donna, "A oggi il tedesco vive tranquillo nel suo Paese. Non ha scontato un giorno di carcere". Poi ha ricostruito passo dopo passo tutte le tappe degli ultimi quattordici anni di sofferenza. 


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