sabato 11 dicembre 2021

Morto Enrico Pieri

 


Sant’Anna di Stazzema ( Lucca )-E’ morto Enrico Pieri, uno degli ultimi superstiti dell’eccidio nazifascista di Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca, nel quale il 12 agosto 1944 morirono 560 persone, di cui 130 bambini. Pieri aveva 87 anni .Aveva regalato al Comune la sua casa d'infanzia, la stessa in cui i nazisti, grazie all'aiuto dei fascisti, sterminarono la famiglia (11 tra genitori, sorelle, nonni, zii, cugini): qui nascerà un "Ostello della pace" per delegazioni di studenti e ricercatori. 


Aveva appena 10 anni Enrico, il 12 agosto del 1944, quando, guidate da fascisti locali, tre colonne di SS accerchiarono il paesino di Sant’Anna di Stazzema. Lui abitava ai Franchi, una delle tante località in cui è dislocato, come una costellazione sui monti versiliesi, il paesino che deve il nome alla santa protettrice delle madri e delle partorienti. Stava facendo colazione con la mamma Irma, incinta di 4 mesi, le sorelline Luciana e Alice, il papà Natale, la nonna Doralice, lo zio Galliano, quando le Schutzstaffel della 16ma divisione Reichsfűhrer fecero irruzione e, radunati anche i vicini, iniziarono a usare le mitragliatrici. Quella mattina i santannini si erano svegliati con il passaparola: i tedeschi stavano salendo, ma cosa volessero, non era chiaro. La maggior parte pensò che salissero per rastrellare gli uomini per portarli nei campi di lavoro in Germania.

Quando i tedeschi iniziarono a sparare, Enrico fu trascinato nel sottoscala da una delle due figlie dei vicini, Grazia Pierotti, 14 anni, e da lì assistette ammutolito alla strage della sua famiglia. Graziella, sorellina di Grazia, si salvò buttandosi tra i cadaveri e fingendosi morta. Enrico resistette in silenzio anche quando i nazisti dettero fuoco alla casa buttando la paglia del fienile sopra i corpi della sua famiglia. Ma poi, quando i soldati se ne furono andati, Enrico e Graziella corsero a nascondersi in un campo di fagioli lì vicino, dove restarono in silenzio per ore, senza piangere, fino a che Enrico non fece ritorno alla sua casa per cercare di spegnere, in qualche modo, il fuoco. Non ci riuscì. E così vagò, sporco di sangue, e ancora privo di lacrime, nello sgomento tombale di un paese fatto mattatoio, con l’aria irrespirabile di 560 corpi dati alle fiamme, i più nella piazza di fronte alla Chiesa.

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