mercoledì 4 aprile 2018

MORTI, MORTI E ANCORA MORTI SUL LAVORO -E LE CHIAMANO " MORTI BIANCHE "

L'orologio di CARLO SORICELLI


E le chiamano MORTI BIANCHE !
Morti ,morti, ancora morti sul lavoro . Giovani, anziani , esseri umani che hanno perso la vita per guadagnarsi di che vivere, di che sfamare la propria famiglia .
E le chiamano MORTI BIANCHE . Si usa il colore “ bianco “ per indicare l’inesistenza di qualcuno o qualcosa direttamente responsabile della perdita repentina di una vita umana .Ad indicare che le morti sul lavoro siano una tragica fatalità .
Anche se esistono quasi sempre responsabilità, i processi , se si fanno, si concludono con pene che impediscono la galera dei responsabili .
Ed i colpevoli  , molte volte, sono imprenditori senza scrupoli .
Esempio eclatante è quanto sta capitando ai dirigenti responsabili  del rogo alla Thyssen di Torino avvenuto il 4 dicembre 2007: condannati alla galera per la morte di 7 persone sono ancora liberi in Germania. La stessa Germania che arresta l’ex presidente catalano appena mette piede sul suo territorio .
Ad ogni morte ( di questi tempi muoiono due operai contemporaneamente ) l’indignazione dura un battito di ciglia mentre i giornali sparano a raffica le  esternazioni  quotidiane dei vari politici su chi abbia la titolarità per formare il governo.Politici che si guardano bene di spendere una parola sulle precarie  condizioni di lavoro degli italiani .
 Nel 2017, come ha denunciato l’Anmil, sono morte 1115 persone in cantiere, in fabbrica o mentre si recavano al lavoro. C’è stato un incremento rispetto all’anno precedente .  Il 2018 è iniziato malissimo e continua ancora peggio .
Negli ultimi anni molti si crogiolavano nella lettura dei dati sugli incidenti sul lavoro. Un meno di qua, un calo di là. 
Nessuno ha cercato una lettura adeguata per questa irrisoria diminuzione :, figlia della crisi, delle meno ore lavorate, della cassa integrazione. Sarebbe stato indispensabile tenere presente la giusta sinistrosità ed ammettere in modo chiaro che il miglioramento c’è stato ma va ascritta a molti fattori non legati alla sicurezza sul lavoro .Compreso il fatto che se  meno gente  lavora e non è attiva  sul posto di lavoro corre meno rischi di farsi male o peggio di morire lavorando. 

La crisi è servita anche come alibi. La produzione innanzitutto . La sicurezza è un costo, non un investimento :un costo punto , e come tale va abbattuto, ammortizzato. 
E i controlli ?
Quando lavoravo fu fatta una statistica : un’azienda aveva la probabilità di essere controllata una volta ogni 33 anni . Incredibile per un Paese civile . Ancora più incredibile il fatto che ora questa probabilità è stata abbondantemente superata .
Già, anche la mancanza di controlli favoriscono quegli imprenditori che pensano di essere più furbi degli altri che rispettano le leggi . 
Se io “ rischio “ di essere controllato una volta ( forse)ogni 40-50 anni  quale timore devo avere anche nei confronti del mancato rispetto della normativa ?
Le leggi ci sono , vanno rispettate e fatte rispettare . Ne va della vita delle persone .
Ma sembra che in questo nostra Italia la vita di una persona che lavora valga poco .
Giornali, social ,politici hanno cavalcato fino al successo la campagna per una legge che contemplasse l’omicidio stradale( come se mancassero le leggi );  quando politici , giornali e social … scenderanno in campo per una campagna volta ad ottenere una legge che preveda l’omicidio nei luoghi di lavoro ? Anche in questo caso le leggi ci sono , ma una mobilitazione di opinione pubblica  potrebbe servire ad accendere le luci su questo dramma quotidiano .
Intanto accontentiamoci della legge che prevede per i lavoratori le “ tutele crescenti “. Per chi ?
Visto quello che sta succedendo …

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