giovedì 24 agosto 2017
70 ORE DI LAVORO SETTIMANALI ,PAGATE 40
FIRENZE. Le sue mani hanno stretto più il volante del suo camion che suoi figli e sua moglie. Dieci, 12, persino 14 ore al giorno a stringere quel rivestimento in pelle, a sognare solo un poco di riposo.
Sono passati 36 anni dalla prima volta che Francesco ha messo piede su un camion. E da giovane non era proprio la stessa cosa. «Qualcosa con il tempo è cambiato, chi dà lavoro si nasconde dietro la crisi ma non è solo questo. I soldi sono diminuiti, c’è stata una notevole moria di aziende minori. Il punto è che il grosso dei contratti è in mano a pochissime ditte. Due o tre. E tutto è gestito con i subappalti». In pratica, racconta Francesco, c’è tutta una rete di piccoli proprietari, con un parco limitato di automezzi, che dà lavoro ai trasportatori pur essendo a servizio esclusivo delle aziende principali. «Un meccanismo che tritura la gente. La ditta principale in questo modo non è responsabile delle condizioni di lavoro imposte e in realtà non fa niente per alleggerirle, anzi. Ritardano sui pagamenti, tagliano commesse e soldi ne circolano sempre meno. E i proprietari si rifanno poi su chi trasporta».
Così, nonostante le ore lavorate siano molte di più, Francesco percepisce un mensile che si aggira attorno ai 1200 euro. E l’orario, tra impegno e guida, dovrebbe essere di otto ore quotidiane. Ma difficilmente, cominciando alle 7, Francesco scenderà dalla cabina di guida prima che siano le 20. Le 10 ore si superano di sicuro.
Niente straordinari, ovvio. E talvolta si lavora anche di domenica. «Per quelle mi danno 50 euro, non di certo il festivo lavorato. Le contano come chilometri o altre voci. In più siamo usurati, stiamo su strada senza soste. Arrivati a sera, se mi facessero un test dei riflessi, sarebbe un disastro. Altro che giovani ubriachi il sabato sera».
Eppure Francesco ha un contratto a tempo indeterminato. Ci sono delle tutele, le prevede la legge: «I controlli sono inesistenti – ride amaro -quando deve arrivare l’Asl il proprietario ci avvisa prima, ci dice “domani mettete i caschi”. E loro si presentano. I sindacati sono assenti, io ho paura persino a iniziare una vertenza. Un mio collega ha denunciato all’Ispettorato del lavoro. La ditta lo ha individuato, hanno cominciato a rendergli la vita impossibile». Si chiama mobbing. Peccato però che alla fine sia andato via il collega. Senza conseguenze per i datori di lavoro.( IL TIRRENO )
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